Intervista a Maurizio Calvesi

 

Di Egizio Trombetta – Intervista al professor Maurizio Calvesi presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della morte di Caravaggio

   

 

19.02.2010. E’ giunto il momento che tutti attendevano, l’evento che celebra il IV centenario della morte di un gigante della pittura: Caravaggio. Dal 20 Febbraio al 13 giugno 2010 sarà in corso alle Scuderie del Quirinale una mostra che conta oltre venti opere del pittore che in tanti ancora definiscono “maledetto”. Non è così che la pensa il Professor Maurizio Calvesi, uno dei maggiori esperti al mondo di Caravaggio e presidente del Comitato Nazionale per il IV centenario della morte dell’artista. Professor Calvesi, il filo conduttore della mostra in programma alle scuderie del Quirinale mi sembra che siano i quadri di certa attribuzione“Si negli ultimi tempi sono state fatte molte attribuzioni

a Caravaggio che spesso hanno suscitano dei dubbi. Quei quadri li abbiamo tenuti fuori, o meglio li hanno tenuti fuori gli organizzatori, io faccio solo parte del comitato nazionale per i IV centenario della morte del pittore. In tutto i quadri certi di Caravaggio non sono neanche cinquanta in tutto il mondo. Di questi siamo riusciti ad averne quasi una metà. E’ estremamente difficile ottenere, soprattutto in questa occasione, i prestiti di quadri di Caravaggio perché qualunque museo, qualunque collezione, qualunque Chiesa che possiede un Caravaggio desidera imbastire un evento che celebri l’opera in loro possesso durante questa occasione del quadricentenario. Comunque le opere che proporremo saranno in numero sufficiente per poter dare un’idea abbastanza esauriente di Caravaggio, soprattutto se sommate alle altre opere che si trovano a Roma che il visitatore sarà invitato

 

ad andare a vedere. Le opere delle Chiese abbiamo preferito non prenderle, come a San Luigi ai Francesi, Sant Agostino, Santa Maria del Popolo, ma sono facilmente accessibile dagli appassionati che si recheranno al centro di Roma. Dei dipinti della Borghese ne abbiamo presi solo un paio per non sguarnire la galleria completamente”

C’è un dipinto che avrebbe voluto in questa mostra?

“Tutti quel che mancano! Li avremmo voluti tutti. Un’opera di cui siamo particolarmente orgogliosi del prestito è La Canestra di frutta della Pinacoteca Ambrosiana di Milano che non è mai uscita in precedenza. E’ uno dei quadri più belli di Caravaggio che in questa occasione verrà alla mostra. C’è un quadro che avremmo voluto in particolare: La Morte della Vergine del Louvre che è un quadro stupendo. Abbiamo fatto i salti mortali per averlo, ma i francesi sono stati irremovibili e non ce l’hanno voluto dare. Così è successo anche per altre opere di grande importanza che purtroppo mancheranno, ma comunque ripeto, per conoscere Caravaggio la presentazione dei dipinti della mostra è più che sufficiente”

In cosa ha incentrato il suo intervento di presentazione del catalogo?

“Abbiamo fatto in questo modo, ognuno di noi ha fatto alcune schede. Invece di fare delle schede scheletriche e filologiche, abbiamo preferito proporre alcune schede discorsive. Io ho fatto la scheda della canestra di frutta, il quadro di cui le parlavo prima e del Riposo della fuga in Egitto che viene dalla Galleria Doria Pamphilj. Come presidente del comitato ho anche scritto una piccola premessa nel catalogo”

C’è un dipinto esposto in mostra a cui è lei particolarmente legato?

“Sono legato senza dubbio alla Canestra di frutta per varie ragioni. Innanzi tutto perché è un grande capolavoro e poi perché c’è tutta una vicenda legata alla storia di questo dipinto a cui io ho dato personalmente alcuni contributi. Questa Canestra di frutta si trova all’Ambrosiana, la pinacoteca fondata da Federico Borromeo che era il cugino di San Carlo. Federico Borromeo era a Roma negli anni di Caravaggio. Siccome si aveva questa idea di Caravaggio come pittore maledetto e personaggio ateo e trasgressivo, sembrava impossibile che potesse essere apprezzato e amato da Federico Borromeo, figura rigorosa della Controriforma cattolica. Si è pensato che questo canestro di frutta gli fosse stato regalato da un suo collega, dal Cardinale Del Monte, che era il produttore del Caravaggio ed era molto amico del Borromeo. Questo sulla base di un documento da cui risultava che il Del Monte faceva un regalo al Borromeo anche se non faceva alcun rifermento di quale regalo si trattasse. Longhi affermò che si trattasse della canestra di frutta. Poi c’è anche il fatto che Federico Borromeo ha scritto un piccolo libro intitolato Museum sulla sua collezione nella quale descrive questa canestra di frutta. Nel libro si descrive il quadro come un’opera straordinaria ma allo stesso tempo si riferiva a questa canestra dicendo da cui splendono i fiori. Allora hanno avuto buon gioco i detrattori del Borromeo dal momento che è una canestra di frutta e non di fiori. Io da un lato ho trovato dei documenti da cui si capiva che il regalo che faceva il Cardinal Del Monte non era la canestra di frutta, ma era un orologio. Ultimamente però è emersa la versione originale in italiano di questo volume del Borromeo in cui lui parla correttamente di canestra di frutti e quindi è un errore del traduttore quello di aver scritto flores.

Lei sostiene di essere stato a volte osteggiato a causa delle sue teorie che smontano il clichè del pittore maledetto. Ecco, critici e scrittori che la pensano diversamente da lei continuano ad esserci. C’è ad esempio un giovane scrittore, Andrea Dusio, autore del libro Caravaggio White Album, che non si trova d’accordo sulle sue tesi che sostengono un Caravaggio legato a Federico Borromeo.

“Il mio primo articolo in merito risale al 1971, quindi sono passati parecchi anni. Inizialmente questa mia tesi è stata molto avversata però adesso, tutti gli studiosi seri di Caravaggio, la condividono pienamente. Ma quelli che scrivono su Caravaggio sono tanti. Il problema era che Caravaggio non era affatto un poeta ateo e miscredente. Abbiamo la prova persino che si comunicava. Risulta chiaramente dai suoi dipinti di soggetto sacro questa sua profonda religiosità e adesione verso la religione cristiana anche se aveva al tempo stesso una concezione della religiosità che proviene dalla Chiesa delle origini. Per capire Caravaggio in questo senso bisognerebbe soffermarsi sulla polemica dell’epoca nella curia romana, cioè fra la fine del cinquecento e gli inizi del seicento. Possiamo dire che c’era una sinistra e una destra. La sinistra era quella dei vari Federico Borromeo, Carlo Borromeo, San Filippo Neri e gli oratoriano di Roma. Quest’ultimi erano tutti per un ritorno della Chiesa alle origini povere e per un’esaltazione dei poveri. La Chiesa doveva avere il compito di aiutare e soccorrere i poveri, Carlo Borromeo era famoso per questo e allo stesso modo lo erano gli oratoriani. Poi c’era la corrente per così dire di destra, conservatrice, che i poveri erano tali perché sgraditi a Dio. Non erano dunque nella grazia di Dio e quindi era colpa loro se erano poveri e quindi non andavano soccorsi. Per la destra dunque la Chiesa non doveva essere povera, bensì doveva essere ricca e sfarzosa, come poi è stata con il barocco. Il contrario di Caravaggio è il barocco che viene subito dopo. Caravaggio è il pittore dei poveri, il barocco è lo stile della ricchezza, della gloria. Quando lui dipinge le persone coi piedi nudi e sporchi non lo fa per fare uno sfregio al quadro religioso, lo fa per rispettare la concezione borromaica della fede. Federico Borromeo sosteneva che i piedi nudi degli apostoli, che hanno attraversato le strade per diffondere il Vangelo, sono simbolo di fede e di amore di Cristo. Se affrontiamo la questione dei quadri contestati possiamo dire che Caravaggio aveva raggiunto un tale livello di notorietà che se si sapeva che una determinata Chiesa aveva rifiutato un quadro per ragioni iconografiche, i collezionisti correvano immediatamente ad acquistarlo. Lui era letteralmente conteso dai collezionisti. Un pittore normale di solito. quando riceveva queste contestazioni, ridipingeva sopra alla tela che era stata rifiutata. A Caravaggio invece un quadro ricusato glielo compravano perché si trattava comunque di un capolavoro. A lui gliene facevano fare un altro”

Sempre a riguardo del legame fra il pittore e Federico Borromeo fu ritrovato un documento nel 1988 dove quest’ultimo si riferisce in modo dispregiativo nei confronti di un pittore che alcuni ritengono si tratti di Caravaggio.

“Si, ho ben presente quel documento, ma non si riferisce affatto a Caravaggio bensì a Valentine de Boulogne. Bisogna pensare che Caravaggio venne dipinto come il pittore maledetto dai biografi della sua epoca, quindi i suoi nemici, come ad esempio il Baglione. Tutte queste cose che dicevano contro di lui, fra fine ‘800 e inizi ‘900 sono diventate come dei complimenti, sono diventate come dei fatti positivi, mi riferisco in particolar modo al fatto che fosse trasgressore, ateo e precoce. Tutto questo venne dunque considerato come una grande virtù. Smontare queste convinzioni fu abbastanza difficile. Chiunque fa un film su Caravaggio punta sempre sugli aspetti negativi anche perché è molto più romanzesco. Ma queste teorie non corrispondono affatto alla realtà storica”

Cosa ne pensa dello sceneggiato di Longoni uscito nel 2007?

“E’ stato veramente una cosa schifosa”

Cosa contesta in particolare al film in questione?

“Un po’ tutto. Caravaggio è stato dipinto come un personaggio dei tre moschettieri. Ogni qualvolta qualcuno gli dice qualcosa lui tra fuori la spada, è assurdo! Ovvero, è vero che lui ha ucciso una persona in duello, ma bisogna pensare che all’epoca i duelli erano all’ordine del giorno. Anche Torquato Tasso scagliò un coltello contro il cameriere. Caravaggio aveva molti nemici che poi erano i pittori invidiosi di lui, dal momento che aveva praticamente rovinato il mercato. Tutti lo odiavano, tranne alcuni amici. Poi c’era tutta la parte della Chiesa che era contraria alle tesi del Borromeo o degli oratoriani, che erano decisamente contrari all’idea della Chiesa povera. Se riflettiamo sulla condanna subita a seguito del duello della pallacorda, un altro al posto suo non sarebbe stato condannato a morte”

Di pennellate crudeli contro gli affezionati al vecchio clichè di un Caravaggio derelitto e folle ne ha date tante nel corso degli anni come, ad esempio, quella di mettere in evidenza il fatto che il pittore avesse un cospicuo conto in banca. Lei sostiene anche la tesi di un stretto legame tra il Merisi e gli ambienti oratoriani. C’è però chi sostiene però che non sia una tesi corretta visto che era soprattutto il Barocci il pittore modello di San Filippo Neri e Cesare Baronio. Cosa ne pensa?

“Quelli che dicono queste cose sono degli imbecilli. Certo, gli oratoriani apprezzavano anche il Barocci. In quel tempo non si amavano i pittori in base allo stile, come oggi ad esempio, bensì per i soggetti che facevano. Il Barocci era un pittore che andava bene agli oratoriani perché faceva dei quadri di soggetto a loro gradito. Ma come amavano Barocci così amavano Pomarancio e così amavano, senza alcun dubbio, anche Caravaggio. Anche perché tutti i committenti di Caravaggio erano oratoriani o legati agli oratoriani, questo non può essere solo un caso”

Durante le mostre si mettono in piedi dei laboratori molto istruttivi per i ragazzi ma poi si diminuiscono le ore di storie dell’arte negli istituti superiori. In alcuni casi l’ora di storia dell’arte è stata addirittura cancellata. Si tratta di ottimizzazione delle risorse, in riferimento all’indirizzo di studio, oppure si tratta di una stonata contraddizione?

“Non c’è nessuna ottimizzazione delle risorse. C’è questa insensibilità della classe politica che va sempre peggiorando in Italia. La storia dell’arte viene considerata una materia secondaria e allora si cerca di eliminarla senza tener conto che è una materia fondamentale. Se si desideri che la gente rispetti e abbia amore per i beni culturali, per il paesaggio e per le opere d’arte allora bisogna insegnarglielo a scuola. Anche la televisione, che tempo fa faceva delle trasmissioni sull’arte ora invece se trasmette qualcosa lo fa alle tre di notte. Questi laboratori che si organizzano sono utili ma servano a poco dal momento che coinvolgono solo un numero ristretto di persone. L’importante è invece l’insegnamento a scuola. A scuola vanno tutti, e tutti devono ricevere l’insegnamento della storia dell’arte. Il nostro paese non ha altra ricchezza che la tradizione culturale, la tradizione della letteratura, la tradizione della musica e la tradizione dell’arte. E’ questa la ricchezza che noi dobbiamo utilizzare turisticamente. E’ un problema che va di pari passo col rispetto del paesaggio. Invece le coste vengono saccheggiate, le opere d’arte vengono trascurate, tutta l’arte contemporanea ovvero tutta l’arte del ‘900 non è stata mai comprata. L’Italia è completamente priva dell’arte contemporanea. Questo è un grave handicap per noi perché la gente che ama l’arte contemporanea deve andare a New York, a Parigi, da noi che cosa va a vedere? Si d’accordo, vanno a vedere Caravaggio, Raffaello e Michelangelo, ma la gente vorrebbe vedere anche Picasso o Rauschenberg o altri pittori contemporanei. Da noi questa politica non è mai stata fatta”

Alcuni dicono io non vado alla mostra perché non ci capisco molto di arte. Bisogna avere una competenza specifica per poter godere appieno di un’opera d’arte?

“Guardi, è come un’abitudine. Io ad esempio, quando ero giovane mangiavo qualsiasi cosa e non capivo se era una alimento buono o era un alimento cattivo, non avevo il palato sviluppato. Quando poi sono andato come ispettore a Bologna che è una città di gourmet, ho iniziato ad apprezzare i cibi buoni e adesso ho un ottimo palato. Quindi non si nasce coi palati sopraffini, ma si diventa. Se non si studia l’arte, se non si frequenta l’arte poi è logico che non si abbia la capacità di apprezzarla. Poi, è anche vero che c’è chi sia dotato di una maggiore sensibilità per l’arte. Però, senza coltivarla, non si va da nessuna parte”

Quale approccio consiglia a chi si accosta ad una mostra senza avere una preparazione specifica?

“E’ chiaro che non si può insegnare tutto in quattro e quattr’otto. Spesso le persone poco esperte in un quadro guardano il soggetto, guardano il racconto. Quindi nota, ad esempio, San Paolo che incontra San Pietro e così via e quando poi si ritrova davanti un quadro di arte contemporanea dice che cosa significa? Ecco, quel modo li di guardare l’arte è sbagliato, non arriva da nessuna parte. Quindi non bisogna mai guardare solo all’iconografia, al racconto del quadro, ma bisogno notare alle qualità pittoriche, cioè al colore, alla luce, alla forma, alla plasticità, cioè a tutti valori formali e non solo a quelli illustrativi. Ma certo è, che se qualcuno non percepisce la pittura di Caravaggio e non si emoziona davanti ai suoi quadri, allora sarebbe meglio che si dia all’ippica. Voglio dire, è quasi impossibile rimanere insensibili davanti a un Caravaggio”

Una domanda pratica Professor Calvesi. In tanti richiedono in libreria il suo libro “Le realtà del Caravaggio” pubblicato nel 1990. Quando uscirà la ristampa?

“Non esce perché Inaudi non lo ristampa. Però esiste ancora in commercio un dossier della Giunti dedicato a Caravaggio che ho curato personalmente. Consiglio di acquistare quello, costa pochissimo e c’è tutta la sintesi del mio pensiero”

Lei professor Calvesi dal romanzo di Jonathan Harr viene descritto come un personaggio adorabile che si è guadagnato la stima e la lealtà il rispetto dei sui allievi.

“Dico la verità, quel libro l’ho appena guardato. Posso dire però di aver avuto un buon rapporto coi miei allievi. Ho avuto tanti allievi tra cui Laura Testa e Francesca Cappelletti. In molti si sono occupati di Caravaggio proprio perché io stesso me ne occupavo. Comunque è merito loro se sono brave e io ho avuto la fortuna di avere questi allievi così bravi. Come Alessandro Zuccari ad esempio, che adesso è il segretario del comitato delle celebrazioni nazionali del Caravaggio, è il mio successore alla cattedra di Roma. E’ uno studioso bravissimo, eccezionale, e così come lui ce ne sono tanti altri”

Nello stesso libro si fa riferimento a lei in questi termini: “all’università, il professor Calvesi portava tweed molto professorali e si aggirava con volto serio e pensoso, ma ora, sulla porta di casa, sembrò a Francesca meno inaccessibile, persino un po’ impacciato”. Cosa ne pensa?

“Le voglio raccontare un particolare. Quando avevo dieci anni e la madre di un mio amico mi disse sai Maurizio tu mi metti soggezione. E avevo dieci anni… Non si sa perché. Anche se poi dico che sia una fortuna perché per un professore è importante incutere un po’ di soggezione. Comunque incutere soggezione non corrisponde alla mia natura perché io sono tutto il contrario. Ho, è vero, un fondo di timidezza che avevo da giovane e dunque non sono portato a dei rapporti particolarmente effusivi, però cerco di essere sempre più il gentile possibile. Non sono una persona che ama andare tutte le sere a cena con gli amici, questo no. Sono un po’ un solitario, un introverso, ma credo di avere un comportamento gentile con tutti. Sono sempre pronto a venire incontro a quello che mi si richiede e a fare amicizia. Si può essere gentili pur rimanendo riservati”

Ha interessi al di fuori dell’arte?

“Da ragazzo, come tutti i ragazzi, scrivevo delle poesie. Quando avevo quattordici anni andai da Marinetti. Mi iscrissi tra poeti futuristi di Marinetti nel 1941. Poi Marinetti morì qualche anno dopo. Avevo dunque l’ambizione di fare lo scrittore, ma poi, quando ho iniziato a studiare la storia dell’arte, questa mia ambizione di scrivere l’ho riversata sulla scrittura d’arte, nello scrivere sull’arte. Quindi ora non ho altri hobby”

Professor Calvesi c’è competizione nel mondo dell’arte?

“Certo, come no. E’ uno dei mondi più… Guardi, alcuni mi dicono: beato te che ti occupi di arte. Per carità, lo sconsiglio a chiunque di fare il mestiere che faccio. Ho avuto molti contatti con gli artisti contemporanei, come Schifano, Festa, Angeli, Pascali, ma fra gli artisti è difficile trovare un amico vero perché sono personaggi estremamente egocentrici. Loro ti amano e ti vogliono bene nella misura in cui tu ti occupi di loro. Posso dire di essere amico di Ceroli, è un’amicizia basata anche sulla stima reciproca”

C’è dunque una concorrenza scorretta?

“C’è una competizione scorrettissima. Allora, i rapporti con gli artisti sono difficili. Consideri che l’artista in genere è molto egocentrico. Se un critico poi si mette a scrivere su un altro artista si secca, ogni artista vorrebbe in poche parole un critico tutto per se. Siccome questo è impossibile, da qui nasce la difficoltà dell’amicizia con gli artisti. Poi gli artisti fra di loro sono spesso nemici fra di loro. Molto spesso l’artista non riconosce mai l’opera dell’altro, è difficile che un’artista apprezzi un altro artista. Loro apprezzano solo la loro stessa arte. Poi nel campo dei rapporti fra i critici non ne parliamo… perché li arriviamo allora alle forme più basse”

Lei è spesso impegnato in ricerche di archivio. Ma è vero che alcuni ricercatori rimettono in posizione errata i documenti per non consentire ad altri di trovarli?

“Ah ma questo è naturale, questa è la cosa più innocente…”

In merito al San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina, il professor Rodolfo Papa sostiene si tratti del sacrificio di Isacco. Cosa ne pensa?

“No, non è Isacco, è San Giovanni e basta. E’ sbagliato! Papa è uno studioso molto bravo, soprattutto nelle attribuzioni, però quell’idea iconografica su Isacco è infondata perché ci sono tutti i contrassegni di San Giovanni”

È importante trovare i resti di Caravaggio? E perché?

“Basti pensare alle reliquie dei Santi ed al fanatismo che c’è per capire che si tratta di un atteggiamento tipico dell’essere umano quella di avere una specie di superstizione e di culto nei per le reliquie. Trovare le ossa di Caravaggio non apporterà nulla e non spiegherà nulla di nuovo su di lui. Non credo che riusciranno mai a trovare i resti di Caravaggio. Chi glielo dice qual è il suo DNA?”

 

Commenti
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et   |18-02-2010 10:21:28
;-)
claudio ferranti     |19-02-2010 09:11:47
bel lavoro Egizio
egizio   |19-02-2010 12:19:05
Grazie Claudio! Ho qualche problema ad accedere al gruppo di pomeriggio,
problemi di filtro internet, se vuoi fallo tu. ciao
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