Chi ha trovato quel certificato?aaaaaaaa Di Egizio Trombetta – scrivendo queste righe non posso che manifestare il mio dolore e il mio cordoglio nei confronti del popolo polacco, che io amo in modo particolare. Nelle righe che seguono si discute sul giallo dell’attribuzione del ritrovamento del certificato di morte di Michelangelo Merisi  | 12.04.2010. Ieri sera, prima di addormentarmi, mi sono messo a leggere le prime pagine di un nuovo libro dedicato Caravaggio. Il maggio prossimo dovrò intervistare con buone probabilità il suo autore (vi prometto un lavoro straordinario). Non ditemi che me la tiro se non vi dirò a chi mi sto riferendo, ma sapete, ho imparato a “non dire gatto se non ce l’ho nel sacco”. Spero saprete comprendermi. Fatto sta, che nelle prime pagine di questo libro trovo “Giuseppe La Fauci, colui che ritrovò il certificato di morte di Caravaggio”. Come? Ma io sapevo una storia diversa. Ok per ora, ci dormo sopra. Da una ricerca su internet capisco bene che la faccenda non è stata mai chiarita. Male, molto male – mi dico. Vado sul nostro “Caravaggio400” e trovo un articolo |
di Scaletti che attribuisce il ritrovamento del documento sia a La Fauci che alla Anastasia. Pesco un altro articolo a caso sul web e mi trovo dentro ad Artevent e mi accorgo che l’autore dell’articolo ha solo certezze: il nostro uomo è Giuseppe La Fauci. Si arriva addirittura ad affermare:“l'architetto Giuseppe La Fauci, originario della zona, coordinato da Maurizio Marini, il 19 dicembre 2001 è riuscito a ritrovare l'atto del decesso di Caravaggio tra i registri di morte del 1654 della parrocchia di Sant’Erasmo a Port'Ercole. Nel documento è riportato: "A li 18 luglio 1609 nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michelangelo Merisi da Caravaggio, dipintore per malattia" Con tutto il rispetto per i personaggi che vengono citati (che conosco personalmente, fra l’altro) e per chi scrive (che invece non conosco), i dati riportati nell’articolo non sono del tutto corretti. Ho interpellato stamane al telefono Giovanna Anastasia – a proposito: ancora nessuna news in merito alla faccenda “carbonio 14” – lei mi ha ribadito le stesse cose che mi ha detto altre volte. Quel documento fu ritrovato materialmente da lei e fu poi consegnato nelle mani del La Fauci. L’architetto si trovava anche lui per le ricercare il documento al Sant’Erasmo. Mi è risultato evidente che la Anastasia non ha alcuna voglia di puntualizzare, ribadire o addirittura polemizzare. È chiaro che i tizi in questione si vogliono bene, e si rispettano reciprocamente, in fondo. Anche io, e sono sincero, voglio un gran bene a tutti e due, forse sarà per la passione pazzesca che ci unisce, ma sento un amore più profondo per la verità. Siamo tutti noi delle anime travolte da una passione inspiegabile, forse. E’ incredibile come un uomo, scomparso circa quattro secoli orsono, stia decidendo per noi sulle amcizie da frequentare, su quale Chiesa scegliere per celebrare la notte di Pasqua, su come passare la mattina della santa Pasqua e così via… Sarà ridicolo, sarà infantile, ma è così. Nella nostra vita quando c’è qualcosa che ci travolge, un amore, un interesse, una passione, ci sentiamo pervasi da quella scintilla che non riusciamo a spiegare. Ci sentiamo trasportati da un’energia misteriosa, sappiamo che dobbiamo andare da quella parte, punto. Centuplichiamo le nostre energie, camminiamo a dieci centimetri da terra. Sarà forse come sostengono i cabalisti, quando abbiamo “l’ispirazione” entriamo in connessione col regno del divino. Così avviene di certo quando c’è di mezzo un Caravaggio. Quanti di voi non riescono a trattenere la misteriosa lacrimuccia (menzionata da D’Alessandro nel suo ultimo articolo) quando ci troviamo di fronte ad un dipinto meraviglioso? Sindrome di Stendhal? Connessione col divino? E guardate stiamo parlando della stessa passione provata da gente che risponde ai nomi di Roberto Longhi, Dennis Mahon, Maurizio Calvesi, Maurzio Marini, Claudio Strinati, Rossella Vodret, Sergio Benedetti, Laura Testa, Francesca Cappelletti, Sandro Corradini e, nondimeno, Giuseppe La Fauci e Giovanna Anastasia! E quelli erano solo alcuni nomi, intendiamoci, non me ne vogliano coloro che non sono stati nominati… Ma il fatto è che questa gente spesso agisce seguendo dei raptus, inseguendo una scia di magica follia. Così facendo, spesso si arriva a posizioni contrastanti, a discussioni animate, a feroci critiche, a rompere amicizie solidissime. Tutto normale, questo è quel che succede ai vivi perché questa è semplicemente arte, è… vita! Ora, a che cosa potrebbe servire stabilire con esattezza chi ha trovato veramente quel documento? A Nulla, forse. Ma allora a cosa serve sprecare tante energie per accertare se un mucchio di ossa siano effettivamente appartenute ad un pittore un po’ “fumantino” nato a Milano nel sedicesimo secolo? Io non mi posso certo considerare “uno del campo”, ci mancherebbe, ma non ci vuole certo una laurea in filologia per afferrare che date e nomi hanno la stessa valenza di formule e numeri … E’ altresì certo, che quando si effettuano ricerche, non è mai “1” o “0”, bianco o nero. In fatto di Ricerche, con l’erre maiuscola, il fattore determinante è collaborare sinergicamente fra più individui. Gioco di squadra. Cosa ne sarebbe stato, tanto per citare un episodio che mi riguarda da vicino, del mio ritrovamento della pallacorda a Palazzo Quirinale, senza l’imbeccata fondamentale di Cees De Bondt (numero uno al mondo in materia di storia della pallacorda) e senza la competenza della dottoressa Ghidoli e del dottor Colalucci, responsabili delle belle arti del Palazzo del Quirinale? Stessa cosa vale per il per la pallacorda a Villa Aldobrandini (dottoressa Antonella Fabriani Rojas) e, recentemente, a Palazzo Spada (dottor Federico Trastulli). Quindi l’unica cosa che mi sento di proporre, è che ci sia un confronto amichevole fra la dottoressa Giovanna Anastasia e l’architetto Giuseppe La Fauci, approfittando anche del fatto che ambedue sono in vita e godono di ottima salute. Le mie telecamere rimarranno a loro completa disposizione.
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