Caravaggio uccise con la scusa del tennis aa  | 24.05.2010. Di Vincenzo Martucci – pubblicato sulla Gazzetta dello Sport del 21 maggio 2010. Vincenzo Martucci, uno dei giornalisti sportivi italiani più autorevoli, sedotto anche lui da |
 | Caravaggio e dalla sua vita movimentata. Riprendendo il fattaccio di via della Pallacorda Martucci introduce la conferenza che terrà a Roma su Caravaggio il professor Cees De Bondt il 27 Maggio 2010 presso l’istituto olandese di Roma alle ore 18 (Via Omero 10/12).«Cold case». Casi riaperti. Il 29 maggio del 1606, Caravaggio uccide un uomo: è condannato a morte e finirà i suoi giorni, esule, appena 4 anni dopo, a Porto Ercole. Il 27 maggio 2010 il professore olandese Cees de Bondt, partendo dal quadro caravaggesco La Morte di Giacinto, promette di rivelare prove convincenti che si trattò di rissa, nata da una partita di Pallacorda, il papà del tennis moderno, e per questioni di donne. Il novello Indiana Jones (insegnante d’inglese in pensione), autore di Royal Tennis in Renaissance |
 Italy, si esibirà all’Istituto olandese di via Omero (dettaglio emblematico della ricerca), tornerà sul luogo del delitto, a Roma, al Campo Marzio, in via della Pallacorda n. 5 (dove oggiAggiungi un appuntamento per oggi c’è un garage Pallacorda Parking), e ricomporrà il puzzle. Giusto 404 anni dopo. Quando / Nella riedizione del 2004 di «500 anni di Tennis», anche Gianni Clerici, cita il duello, risalendo alle radici del tennis. Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, massimo esponente della scuola barocca, uccise in duello, con la spada , Ranuccio Tomassoni, uomo influente e ben introdotto con i Farnese, dopo una lite. Cominciata, pare, per le regole della Pallacorda. Cioé il Jeux de Paume francese, il Royal e poi Real tennis inglese, il Court Tennis americano, che si giocava in campi indoor di circa 9 metri per 27 (con possibilità di utilizzare le mura laterali come nello squash), molto prima della nascita ufficiale del tennis, il 23 febbraio 1874. Le carte processali e i biografi dell’epoca, però, concordano sulla genesi della disputa, ma non sul motivo del contendere. Secondo Monsignor Sandro Corradini, Michelangelo e Ranuccio litigarono per le scommesse sul gioco. Secondo Maurizio Marini, le due bande rivali giocarono prima a Pallacorda per crearsi l’attenuante della controversia per futili motivi, visto che, invece, affrontarsi direttamente in duello era un crimine gravissimo. Di sicuro, erano due gruppi di 4 uomini e, dalla racchetta, passarono alle spade. Perché / Secondo Egizio Trombetta, storico della Pallacorda, omologo italiano di de Bondt, il duello si sarebbe dovuto fermare al primo ferimento dei due contendenti, ma Caravaggio, che all’epoca aveva 35 anni, colpì il rivale lì dove voleva colpirlo, alle parti basse, ma gli recise l’arteria femorale e l’uccise. Voleva evirarlo per via di una donna, o forse due: Fillide, la modella-musa del pittore, e Lavinia Giugoli, la chiacchierata moglie di Ranuccio. Citando de Bondt: «La lite scoppiò in seguito a una banale discussione per un fallo di gioco, ma è da supporre che preesistessero delle tensioni fra i due avversari legati a motivi più seri». Giallo / Chi salvò Caravaggio, anche lui colpito gravemente, e lo fece fuggire da Roma? Non fu Petronio Troppa, ferito anche lui mortalmente dal fratello di Ranuccio (Gian Francesco), né Onorio, né Bartolomeo, nè Gaspare, presenti ai fatti. Secondo il Marini, fu Fabrizio Sforza Colonna. Con l’ok di de Bondt: «La popolarità della Pallacorda presso le nobili famiglie romane era enorme. Non era un gioco del popolo, ma aristocratico e solo pochi intimi venivano invitati ad assistervi. Infatti, Caravaggio e Tomassoni si incontrarono in una sala privata». E infatti: «A Palazzo Colonna c’è stato sicuramente qualcuno interessato alla Pallacorda. Nel 1610, quattro anni dopo la sanguinaria partita, fu costruito nel palazzo proprio una sala da gioco, dal lato di via della Pilotta». Prova / La Morte di Giacinto, del 17° secolo, con Giacinto-Ranuccio morente, sostenuto da un dolente Apollo-Caravaggio, sarebbe opera del francese Simon Vouet. L’avrebbe ispirata il poeta Gianbattista Marino, che era a Roma nei giorni dell’omicidio e voleva mostrare a papa Paolo V Borghese il pentimento dell’amico, per fagli concedere l’amnistia. Ma Michelangelo Merisi aveva un paio di precedenti per rissa. E fu abbandonato al suo triste destino. Per una partita di tennis, o per una donna? Il 27 maggio a Roma, Cees de Bondt risponderà con il poema del 1618, Lo Schermo degli Dei, di Francesco Bracciolini, un primo esempio di «burlesco mitologico», che reinterpreta in chiave moderna e ironica proprio l’episodio di Apollo e Giacinto, con tanto di racchette da tennis, omicidio e fuga.
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