De Bondt ci parla di Caravaggio e della sua infausta partita di tennis aa
Di Egizio Trombetta – il 27 maggio scorso Cees De Bondt, storico della pallacorda, ha tenuto a Roma presso l’Istituto Olandese la conferenza Caravaggio e la Sua Infausta Partita di Tennis (1606) Un’Indagine intorno ad un Quadro Caravaggesco. La conferenza è stata introdotta dallo storico dell’arte Bert Treffers. All’interno è possibile seguire integralmente l’intera conferenza con l'ausilio di un video. Il testo che segue è stato cortesemente messo a disposizione dal professor De Bondt. Articolo realizzato in collaborazione di Caravaggio400.org e Caravaggio Pittore Maledetto.
È ancora un enigma chi dipinse La Morte di Giacinto. Esperti caravaggeschi con i quali sono entrato in contatto tendono ad attribuire il ritratto a un pittore caravaggesco fiammingo, Jean Ducamps, o francese, Simon Vouet o Valentin. I pittori caravaggeschi vengono influenzati dalla grande rivoluzione naturalistica originata dal Caravaggio. Per la composizione il pittore della nostra La Morte di Giacinto scelse per un’ atmosfera emozionante mostrando il grande dolore di Apollo e il suo rimorso per il tragico incidente. Nel dipinto il dio è reso riconoscibile dalla corona d’alloro. Possiamo riconoscere il Caravaggio nella figura di Apollo? L’allusione alla metamorfosi ovidiana è esplicitata da un fiore di giacinto ai piedi delle due figure. In confronto alla Morte di Giacinto del Tiepolo il pittore caravaggesco si concentrò solamente sul doloroso Apollo e sul Giacinto morente. Per quanto riguarda una possibile fonte letteraria del quadro, si dovrebbe partire dall’Anguillara, il primo a modificare il mito nel suo Metamorfosi d’Ovidio del 1561. Il famoso episodio della gara di lancio del disco d’Ovidio si era trasformato in una partita da tennis. L’ottima ispirazione del nostro ritratto con due racchette è evidentemente un poema intitolato Lo Scherno degli Dei di Francesco Bracciolini, pubblicato nel 1618, con una descrizione della partita di tennis fra Apollo e Giacinto di venticinque stanze. Il poema è un primo esempio di eroicomico o di « burlesco mitologico ». Il registro dominante del poema è il comico, adottato per «deridere, o meglio schernire» il mondo e la letteratura. Francesco Bracciolini non era il solo poeta che ha usato il tema tennis giocato da Apollo e Giacinto. Il più popolare poeta del barocco, Giambattista Marino, usò il tema del gioco della palla per la prima volta nel suo La Lira del 1613 come un preludio della stessa partita di tennis fra Apollo e Giacinto per suo l’Adone del 1623, pubblicato cinque anni dopo Lo Scherno degli Dei. L’esempio fu seguito da tre convinti estimatori della poesia del Marino,i marinisti che inclusero una lunga descrizione del contesto di tennis fra Apollo e Giacinto nelle loro opere. Il pubblico seicentesco amava i rifacimenti dei classici e i loro ammodernamenti.
Lo Scherno degli Dei come ispirazione del ritratto. (il mio ringraziamento a Maria Cristina Cabani, per i preziosi consigli). Nel poema Lo Scherno degli Dei ci sono allusioni che consentono di ipotizzare un riferimento diretto all’omicidio del Tomassoni. Non dobbiamo interpretare la descrizione della partita di pallacorda fra Apollo e Giacinto del Bracciolini come una fonte letteraria diretta del nostro dipinto caraveggesco, ma solamente un’ evidente ispirazione del tema tennis e il collegamento della partita infausta del Caravaggio. Guardiamo, per esempio, il testo della stanza 32, che inizia quando Apollo e Giacinto si incamminano in città, entrando in una vietta. Mi ha colpito fin dall’inizio l’uso del termine “vietta”. « De per questa vietta entrar vogliamo / non molti passi, al gioco della corda ». Lo maestro Beltramo, che tiene il punteggio e « che ricice le palla, e le rincorda, porta a ciascuno una racchetta, e presto leva il mantel d’adosso a quello. A palleggiar cominciano... « .È possibile che ci siano rapporti fra la « vietta » o vicolo del Lo Scherno degli Dei e la stretta Via di Pallacorda a Roma dove Caravaggio e Tomassoni si giocavano. Non è una singola allusione, ma la combinazione dei riferimenti che Bracciolini incluse nella sua descrizione della partita di tennis che potrebbe riferirsi al Caravaggio. Sembra singolare, per esempio, la terminologia giuridica della morte di Giacinto come “corpore delicti” e i termini “processi e difese”. Perché Bracciolini usò la sfortunata morte di Giacinto come un delitto? Non è da escludere un riferimento a quell’ omicidio della Pallacorda che aveva fatto tanto scalpore e che era senz’altro ancora vivo nella mente dei lettori. Il fatto che Apollo fugga gli fa poco onore e risponde perfettamente al progetto del Bracciolini che si propone di screditarlo. Tutto il poema eroicomico gioca sulle allusioni satiriche della realtà contemporanea e sul suo travestimento burlesco. Il fatto stesso che si tratti di un' aggiunta del solo Bracciolini è in favore della ipotesi che il poeta ha usato un aspetto della vita del Caravaggio, come parodia contemporanea. Altrove nel testo ci sono altri dettagli sulla partita di tennis che consentono di ipotizzare un riferimento diretto all’episodio dell’omicidio di Tomassoni. Nel suo testo su Apollo e Giacinto il Bracciolini porta sulla scena « La Maestra Natura » e la « maestra eccellente dipintora », una possibile allusione al Caravaggio. Una cosa è certa: nel suo episodio della partita di tennis il Bracciolini fa riferimento al mondo della pittura nel mito di Apollo e Giacinto più che altrove nel suo Lo Scherno. E che si tratta di un topos non impedisce che faccia riferimento alla realtà. La vita turbolenta del Caravaggio e la sua drammatica fuga dopo l’omicidio potevano essere visti dunque come temi ideali per un racconto che trasformasse la tragédia in materia di riso. Nella stessa edizione del Lo Scherno fu incluso un poemetto intitolato Fillide civettina. Era solo una coincidenza? Potrebbe essere un’allusione a Fillide Melandroni? (44 ill. Ritratto di Fillide Melandroni) Causa dello scontro fra Ranuccio Tomassoni e Caravaggio fu evidentemente la comune passione per Fillide Melandroni, celebre cortigiana che intratteneva una relazione con entrambi. Caravaggio la ritrasse in un suo dipinto intorno al 1600 su incarico di uno degli ammiratori di Fillide, Giulio Strozzi. Il fallo di gioco non fu dunque che un pretesto per sfogare i reciproci rancori amorosi. Fillide Melandroni, l’amante del Caravaggio e Tomassoni, morirà a causa di una lunga, grave malattìa nel luglio del 1618. Per quanto riguarda il poemetto Fillide civettina è difficile individuare allusioni precise. Certamente parla di una donna leggera e di una bellezza da "comprare" metaforicamente, ma forse anche letteralmente. La donna civetta è una donna che vuole piacere a molti uomini e si diverte a provocarli. Ciò non esclude che questo poemetto Fillide civettina possa far riferimento a un personaggio reale, cioè alla Fillide Melandroni del Caravaggio. Francesco Bracciolini era interessato alle notizie sugli eventi attuali. È plausibile che il quadro La Morte di Giacinto era il frutto degli avvenimenti degli anni 1618-1619, quando Francesco Bracciolini pubblicava il suo Lo Scherno degli Dei: cioè la morte dopo una lunga malattìa di Fillide Melandroni nel stesso anno e la morte di Onorio Longhi un anno più tardi. Longhi giocò nella squadra del Caravaggio nella partita malfamata in Via di Pallacorda e è stato abitualmente accomunato all’amico pittore nell’ orientamento culturale romano, incluse le relazioni violenti fra gli irascibili Longhi e Ranuccio Tomassoni. Come membro del Accademia degli Umoristi Bracciolini aveva l’obbligo di rimanere in contatto con questa accademia tràmite la sua presenza o tramite corrispondenza. È evidente che Bracciolini arrivò all’idea della descrizione della partita di tennis mediante i contatti con l’accademia romana. Nel 1619 fu pubblicato” La Galeria “di Giambattista Marino, con descrizioni delle opere d’arte. L’epitaffio dedicato al Caravaggio del La Galeria descrive la Morte e Natura che cospirarono a uccidere Caravaggio. È una testimonianza che il nome del pittore continuò a vivere nell’anima di questo membro dell’ Accademia degli Umoristi della prima ora dopo quasi dieci anni dalla morte del pittore. Conclusione. Per l’ultima volta torniamo al dipinto La Morte di Giacinto per una cosa straordinaria. La composizione geometrica del quadro, le diagonali e in particolare la configurazione delle gambe di Giacinto, sembrano singolari, sono dipinti nella forma della lettera M. Possiamo interpretarlo come una muta allusione a Michelangelo de Merisi, ma sembra questo poco probabile. Penso di aver scoperto un’ indicazione più convincente del possibile collegamento del quadro con il duello seguito alla malfamata partita di tennis del Caravaggio. La Morte di Giacinto del Museo di Cherbourg si distingue dalla versione dell’asta Sotheby’s per un elemento preciso. Vediamo un rivolo di sangue che scende della bocca di Giacinto. Perché il pittore caravaggesco optò per del sangue che scende della bocca, e non della ferita? Possiamo interpretarlo come un’allusione all’omicidio del Tomassoni? Dopo la lite del 1606 l’avversario del Caravaggio rimase ucciso da una stoccata nello stomaco con la spada del pittore geloso, non da una palla lanciata dalla sua racchetta. Nel La Morte di Giacinto di Sotheby’s non è presente questo rivolo di sangue, neppure negli altri quadri con lo stesso tema, né causato dal disco, né da una palla di tennis. Se c` è sangue che vediamo nelle numerose rappresentazioni de La Morte di Giacinto, il sangue scende dalla ferita sulla guancia o tempia di Giacinto, dove fu colpito dalla palla o il disco. La Morte di Giacinto, © Musée d’art Thomas Henry, Cherbourg-Octeville
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