Di Egizio Trombetta – 16.01.2011.Da Roma ci siamo spostati a Trieste. Alessandro Gardossi, ex dipendente di un’azienda sanitaria, ci racconta la sua esperienza di Mobbing.
TRIESTE.Alessandro, quando e come inizia la sua storia? “Inizia a Novembre 2007. Le prime avvisaglie le ebbi quando la mia unità operativa si spostò di sede. Al tempo ero rappresentante sindacale e feci un sopralluogo, come mi chiesero i miei colleghi. Constatai che era praticamente tutto fuori norma. A questo punto promossi un’ispezione da parte della Cisl e della Cgil. L’ispezione confermò tutto quello che avevo detto. A quel punto l’azienda non digerì assolutamente questa cosa, anche perché, di una struttura nuova sentirsi dire che è tutto fuori norma è una situazione abbastanza imbarazzante. Mi ritrovai di punto in bianco spedito direttamente in commissione disciplinare - quindi saltando il normale iter - per due timbrature... Venni condannato col massimo della pena. Nel contempo la Cisl sanità pensò bene di mandarmi via dal sindacato con una scusa qualsiasi. Secondo loro io facevo politica e di conseguenza non potevo fare il rappresentante sindacale. A
quel punto iniziarono le sanzioni che durarono tutto il 2008 e buona parte del 2009. Iniziai ad avere i colleghi contro. Io ovviamente cominciai ad incrinarmi un po’. Mi vidi addirittura mandare i controlli sanitari per tre volte al giorno a casa durante i giorni di malattia. Era il tempo delle normative di Brunetta, se ne approfittarono.La malattia cominciò a pesarmi, feci molti giorni di assenza. Iniziai ad avere attacchi di panico, ansia, disturbi del sonno, gastrite. Iniziai anche a pensare di essere matto. Iniziarono ad allontanarsi gli amici e soprattutto i colleghi. Ero abbastanza amico con tanti di loro. La mia vita cambiò radicalmente”Come si comportarono i suoi colleghi e i suoi superiori? “Iniziai a non trovarmi più sul planning di per le assistenze domiciliari infermieristiche. Sul piano di lavoro il mio nome scomparve. Questo ovviamente avveniva su ordine dei superiori e tutti quanti facevano come Ponzio Pilato. Fui ricevuto dalla commissione disciplinare e da quel momento iniziai
a difendermi con un legale. Fortunatamente smontai tutte le loro tesi, inventate dal nulla, evitando di essere licenziato. Le faccio un esempio: dissero:questa persona va in giro di notte ubriaco col cane dell’auto di servizio. Addirittura mi hanno accusato di aver scritto su un blog dimostrando la mia ostilità nei confronti dell’azienda. Dissero persino che il blog era il mio e che facevo tutto questo per attaccare l’azienda sanitaria. Una precisazione: il blog non era il mio, era un blog di sanità, dove tutti possono commentare. Si è spostato l’obiettivo, non si è più parlato di sicurezza sul lavoro, ma del mostro – che sarei io -che faceva tutto questo per interessi politici”
E con i suoi colleghi come è finita, non vi siete più frequentati? “Hanno iniziato a far finta che io non ci fossi più. In realtà abbiamo continuato a frequentarci per un piccolo periodo ma poi sono spariti, mi hanno isolato. Al principio di questa vicenda mi salutavano, adesso invece abbiamo superato ogni fase, adesso quando io passo per strada fanno finta di non vedermi. Sono arrivato dunque nella fase dell’invisibilità”
Ma lei sta lavorando in questo momento? “No no no, mi sono licenziato”
E come fa a mantenersi? “Come faccio a mantenermi… non mi mantengo, nel senso che vivo di piccoli prestiti, ho chiesto all’Inps l’assegno di disoccupazione e l’Inps m’ha detto che non ne ho diritto. Questa è cronaca recente, ho ricevuto pochi giorni fa la raccomandata. Ora dovrò fare ricorso e tutta una serie di cose. Per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto mi hanno detto te lo daremo fra nove mesi. Ho chiesto all’azienda sanitaria le quattro mensilità che mi spetterebbero – ci tengo a precisare che mi sono dimesso per giusta causa, molto diverso dal licenziamento – tramite raccomandata mi hanno detto in pratica che se ne fregano e che si tengono sia la tredicesima sia le quattro mensilità. Ora dovrò andare in tribunale per capire il perché ovviamente, ma queste sono le carte che io ho in mano. Come corollario di questa vicenda poco piacevole devo aggiungere che agli inizi del 2008 venni indagato dalla Digos, questo lo seppi per caso. Scoprì nel fascicolo che senza l’ordine del giudice fui indagato per oltre un anno e mezzo con intercettazioni telefoniche e pedinamenti. Hanno intercettato i telefoni dei familiari e di alcuni miei colleghi. La Polizia voleva che io fossi incriminato per aver ordito un complotto contro l’azienda sanitaria. Tutta questa cosa qui suffragata poi dal teorema che io sarei stato d’accordo da Mediaset, il giornale Libero, frange della Massoneria e delinquenza comune. Hanno persino detto che io faccio riti magici contro di loro, che io maledico gli ebrei e cose di questo genere. Un delirio franco. Il dramma è che questa cosa è scritta, volevano mandarmi a processo. Dall’oggi al domani mi sono ritrovato incriminato dalla magistratura per circonvenzione di incapace, bancarotta semplice, bancarotta fraudolenta, minacce e calunnie. Tutto questo per un computo di sedici anni, ma alcune imputazioni nel frattempo sono state archiviate”
Mi tolga una curiosità, ma che irregolarità ha trovato? “Abbiamo tre strutture, tutte e tre facenti parte dello stesso distretto sanitario, in una c’è un ambulatorio dove non sono rispettate le norme antiincendio i rifiuti, non si rispettano le norme per i rifiuti. Questa situazione è stata denunciata, ci sono state due ispezioni del comune il quale ha accertato le irregolarità, ma il sindaco fa come Ponzio Pilato. Poi c’è il distretto, e anche qui si sono sedici pagine di irregolarità, faccio un esempio: ci sono i bagni promiscui fra tossicodipendenti, anziani e infermieri. Faccio un altro esempio: l’impianto antifumo non funziona, tu ti puoi permettere di fumare tranquillamente e vedi che non si accende niente, perché? Perché è finto. Facciamo altri esempi: mancano le sale di aspetto, mancano i lavandini, hanno messo quelli dei treni… Infine c’è l’R.s.a. San Giusto il quale dico solo una cosa: i letti non passano attraverso gli stipi delle porte. In caso di evacuazione…”
Scusi ma il sindacato non sarebbe dovuto essere dalla sua parte? “Come no, se i sindacalisti non avessero avuto la tessera dello stesso colore dei dirigenti dell’azienda”
C’è qualcosa che non rifarebbe? “Io ho giurato al momento di entrare nell’azienda, nel momento che vedo un’irregolarità la devo denunciare. Se non denunci sei imputabile fino ad un anno di galera. Non auguro a nessuno quello che mi è successo e quello che mi sta accadendo”
Massimo D'Angeli
- Mobbing: una vergogna per Sacconi
|17-01-2011 20:18:41
Io parlo anche da psicologo: il mobbing NON è un problema relazionale, non dipende da chi si scontra, ma è una patologia del posto di lavoro (misurabile rapidamente in poco tempo). Alessandro non ha alcuna colpa nè carenza, le colpe sono dei dirigenti dell'azienda.
E' una vergogna che in Italia non ci sia una legge contro il mobbing; ci sono alcune proposte ma la maggior parte dei politici e soprattutto dei giornalisti (che dovrebbero essere "il cane da guardia dei cittadini contro il potere") ci riempiono di gossip e scemenze.
CHI SI FA LI CAZZI SUI CAMPA 100 ANNI FRATELLO MIO, SE TU AVESSI MESSO DA PARTE QUL GIURAMENTO FATTO ALLORA TUTTI STI CASINI NN LI AVRESTI AVUTI, MO CHE VUOI ANCHE COMMISERAZIONE? E NO CARO MIO..... CHI è CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO SI SA CHE GLI UFFICI E LE AZIENDE SANITARIE SONO GIUNGLE, QUINDI TE POTEVI STA ZITTO O DICEVI MEZZE VERITà E AVRESTI CAMPATO MEJO MA MA TU NO, HAI VOLUTO CANTà E COME SE DICE DALLE PARTI MIE, UCCELLO CHE CANTA STA NELLA PANZA.
Tutta la solidarietà a chi ha avuto il coraggio di denunziare lo schifo che esiste.Tacere e subire o vivacchiare, porta solo la prosecuzione di questa brodaglia.Promossa ed attuata da chi afferma di essere "riformista".Far si che tutto cambi,affinchè nulla cambi.Basta al partito bolscevico!Se me lo consentirete,cercherò di comunicarvi quello che io ho appena fatto in Sicilia.Grazie.Auguri.
CHE VERGOGNA!!
e pensare che ero fiera di essere italiana!!
Condivido pienamente con il sig Gardossi FATTI VALERE CONTINUA COSI...
vedi hai un dono....SAI CONNETTERE LA BOCCA CON IL CERVELLO!!
E' solo una questione di tempo..abbi pazienza...
PER ELISA:
CARA MANGIATRICE D'UCCELLI..
anche noi triestini abbiamo un detto:
DIO NO XE'FURLAN....SE NO TE PAGHI OGGI ...TE PAGHI DOMAN.
Es wäre gut, die EU würde für alle ein einheitliches Anti-Mobbing-Gesetz verabschieden. Gleiches recht für alle Europäer, es gibt ja auch bald einen Arbeitsmarkt.
Viel Erfolg im kampf gegen Mobbing
Harry Gambler
BRAVO!!
...Condivido il pensiero sui sindacati:solo chi non c'è stato dentro non può capire cosa essi siano e sulle spalle di chi si reggono!!
Certo,potevi farti gli affari tuoi: e se dal farti i fatti tuoi,viste le irregolarità da te segnalate,poi fossero scaturiti INCIDENTI per i quali avesse perso la vita qualcuno,che ti importa...un morto in più o in meno...che ce frega...basta che i morti sono degli altri e non di casa mia...
Vorrei solo rispondere ad Elisa.
Se lei fosse veramente una donna, dovrebbe vergognarsi di fare un simile commento. Se le avessero torto un solo capello, oggi sarebbe qui a piagnucolare.
Di mobbing lei non ne capisce un cazzo. Il mobbing é una violenza continua diretta soprattutto verso la gente onesta. Non é vero che lo si va a cercare. Basta fare il proprio lavoro per esserne vittima, anche senza fare alcun gesto di zelo ed io ne sò qualcosa. Una donna può essere mobbizzata molto di più di un'uomo, ma anche mobbizare in maniera più cattiva. 1)O me la dai o ti faccio soffrire = ricatto.
2)Dalla parte di un'altra donna:
Sono gelosa di te perché sei bella e trovi marito mentre io non trovo nessuno che mi scopa = gelosia.
3)Io sono amica del direttore allora stai attento a quel che dici, perché se ti denuncio per molestie sessuali, ti faccio cacciare a gran calci nel culo.
Queste sono le realtà che ho conosciuto. Allora, gente che non conosce il problema, zitti per favore !
Vi prego di leggere attentamente anche il mio caso (il n° 3 di questo blog) Oggi dalla nostra parte c'è una sentenza della Corte di Cassazione del 21/12/2010 N° 44083/2010 : le vessazini continuate in pregiudizio di un lavoratore non sono nè maltratamenti nè Mobbing ma "VIOLENZA PRIVATA CONTINUATA AGGRAVATA"
ho avuto un'esperienza di bobbing dopo 28 anni di lavoro da parte del mio
caposala che relazionava l'inefficenza
e le condizioni di salute di alcuni suoi sottoposti.
come rsu della mia azienda avrei potuto
mandare davanti ad un tribunale e consiglio di discipina e svelare i suoi
privilegi. non lo fatto per il quieto
vivere. per condividere l'unità sindacale
scrivete roberto.gariglio66@vodafone.it
tel. cell.3337801825.
Roberto Gariglio r.s.u. asl to 5 fsi.usae Torino.
capisco il disagio!
ma questa e' solo una goccia in mezzo al mar.. il mondo del lavoro da noi e' ancora una bella speranza... mi diapiace per te... ma spero che riuscirai ad avere dei rimborsi ... ciao core!
ho avuto dal mio capo una relazione al capo di dipartimento osservazioni del
tutto soggettive e non di sua competenza
ha rischiato una querela ed il consiglio
di disciplina. ho lasciato perdere per
il buon vivere anche se questa persona aveva una flessibilità di orario e bollature illegali.
La cosa che più indigna è il comportamento del colleghi, che invece dovrebbero essere solidali col proprio collega. Esprimo tutta la mia solidarietà ed auspico anch'io pene severe per i mobber.
1) io non chiedo commiserazione tanto meno da gente come te che riduce l'italia ad una enorme cloaca di vigliacchi pusillanimi.
2)Da quel che vedo i proverbi della tua terra sono come la gente che li dice.Io ho solo un proverbio: molti nemici molto onore.
3)Io ho una parola sola e tantopiù rispetto i giuramenti, gente come te è meglio che continui a belare ed a riempirsi la pancia di uccelli...appunto.
Leggendo ed ascoltando il racconto delle persone che hanno scritto su questo blog ho trovato la motivazione per raccontare la mia storia di mobbing, iniziata nel 2009 in seguito al cambio di proprietà dell'azienda per la quale lavoro da quattro anni.
Sono stata assunta come responsabile di reparto, livello quadro, nel 2007. Premetto che l'assunzione è avvenuta in seguito a regolare selezione di un'agenzia di head hunter e non secondo le logiche tutte italiane dei paraculi "amici degli amici", "amici di tessera di partito" ecc... Questo per dire che qualcuno, dopo svariati test psico-attitudinali e non, mi ha ritenuta idonea a svolgere tale mansione.
Detto ciò, con il cambio di proprietà in azienda inizia il delirio. Il nuovo amministratore delegato, sostenuto dal direttore di produzione che da sempre mi era stato ostile, comincia ad incolparmi di tutto. Infierisce contro di me di fronte a tutti i miei colleghi, mi accusa in maniera del tutto gratuita di inefficienze ed errori mai commessi. Vado in ferie due giorni e mi richiama in azienda urlandomi al telefono che non sto presidiando l'ufficio. Mi chiama puntualmente la sera alle 19.00, quando potrebbe farlo nei normali orari d'ufficio, e si incazza perché non sono più in azienda, perché un quadro deve praticamente vivere in ufficio giorno e notte ecc.ecc.. Follia allo stato puro. La cosa va avanti per mesi nella mia incredulità e totale incomprensione. All'improvviso compare in azienda un soggetto sconosciuto, presentato come la persona che mi avrebbe "supportato" ed aiutato, visto che io, poverina, non ce la facevo da sola. E' un manager della sede centrale di Milano che però "per pura cortesia" mi darà una mano. Cominciano a non coinvolgermi nelle riunioni, nella stesura del budget, nel coordinamento mensile per l'analisi delle chiusure mensili. Escono a cena con gli altri capo reparto e non mi chiamano. Lo scopro il giorno seguente, perché alla macchinetta si scambiano battute sul menù del ristorante in cui sono andati. Ma io resisto, devo pur lavorare, non mollo. Continuo a non capire ma resisto. Non saranno queste cose a farmi entrare in crisi. Sono sempre stata così, dura ed intransigente con me stessa, perché ho sempre odiato cedere, essere debola e darla vinta a chi mi colpiva con meschinità e colpi bassi.
Per pura casualità un giorno intercetto un action plan della direzione da cui risulta che io ed altri due siamo "un esubero". Comincio a comprendere. Faccio qualche indagine e scopro che il "soggetto ignoto" proviene dall'azienda in cui precedentemente lavorava in passato il nuovo presidente e che là, andatasene la vecchia direzione, è stato per così dire "trombato" e costretto a dimettersi. La solita storia del favore all'amico. Non importa se a scapito di altri. Così funziona l'Italia. Prendere o lasciare. Nel frattempo mi ritrovo a fargli da segretaria, ad organizzargli gli incontri, a gestirgli i dati, a fare tutta una serie di attività al limite del cerebroleso/demotivante. In reparto mi vengono tolte le due risorse di cui disponevo all'inizio. Chiedo ragione e mi rispondono che o così o così. L'azienda ha altre esigenze.
Comincio a cercare un altro lavoro, spinta dall'ansia e dalla delusione. Passano i mesi. Probabilmente credono che mi sfiancherò a forza di colpi bassi. Ma così non è, non senza un'alternativa. Nel frattempo un paio di persone danno le dimissioni e la coperta comincia a diventare corta. L'organigramma è ridotto all'osso, le risorse non sono + sufficienti. Comincia a fargli comodo che io rimanga dopo tutto. La storia cambia improvvisamente. Ricominciano a chiamarmi nelle riunioni, torno ad essere coinvolta nelle attività aziendali, anche se solo in quelle di poco conto. Potrei accettarlo per necessità ma a questo punto non mi va più. Mi fa schifo solo incrociarli al mattino in corridoio e il pensiero del trattamento a cui per oltre un anno mi hanno sottoposto mi fa venire il vomito.
Trovo un altro lavoro inaspettatamente e finalmente mi dimetto.
L'assurdità è che ora dovranno assumere un'altra persona al posto dell'"esubero" che se ne va e che tutto il teatrino basso e meschino messo in piedi per mesi, anzi anni, non è servito a nulla. Anzi, probabilmente, l'azienda ne avrà anche un danno:
- una nuova risorsa da formare, che il primo anno non sarà in grado di lavorare a pieno regime;
- il front con i clienti è irrimediabilmente perduto. Alcuni non saranno più nostri clienti perché con loro si era instaurato un rapporto di fiducia e collaborazione che il soggetto ignoto da Milano non è stato in grado di fare proprio né riuscirà a farlo con le sue sporadiche visite alla ns. sede;
- si perde il know how, così prezioso nel ns. settore e che la sottoscritta potrebbe mettere a disposizione della concorrenza, una volta uscita di qui...
Mi sembra che alla fine di tutto non ne sia valsa la pena... anzi, credo siano stati -ai fini del bene dell'azienda- una benemerita minchiata.
Mi domando quale sarà la versione "epurata" che giungerà alle orecchie degli azionisti...
Mah...
Una cosa è certa. Tra poco saranno tutti cavoli loro...
Un in bocca al lupo a tutti i mobbizzati ;-)
Buonasera a tutti,ho deciso di fare la mia tesi di laurea sul mobbing in quanto trovo sia un argomento molto spesso sottovalutato e che non tutti conoscono a pieno. Avrei bisogno di fare delle interviste che potrebbero essere svolte tramite un questionario con domande aperte. Premetto fin da subito che NON HO NESSU DOPPIO FINE se non quello di fare la mia tesi e chiarisco anche che non mi interessa il cognome,può essere anche un questionario anonimo! Se qualcuno di voi potesse essere così gentile da dedicarmi qualche minuto,io potrei mandarvi via mail il quastionario e inserire le vostre testimonianze nella mia tesi. Ci tengo anche a precisare che si tratterebbe di domande aperte e che cercherò di usare il massimo tatto nel porre le domande,comunque sia,nel caso in cui qualche domanda risulti troppo forte,può essere tranquillamente lasciata in bianco. Grazie.