Intervista a Vittorio Sgarbi
di Egizio Trombetta - 10.04.2011 - Vittorio Sgarbi pensò ad una mostra diversa più di trent’anni fa mentre osservava un dipinto di Giovanni Girolamo Savoldo. Secondo il critico, Savoldo, prefigurava il percorso mentale del suo primo e solo allievo ideale: Michelangelo Merisi da Caravaggio. Sgarbi ci concede l'intervista rivelandoci alcuni retroscena della mostra ora in corso al museo Diocesano di Milano: Gli occhi di Caravaggio. L'intervista è stata realizzata all'interno del museo durante una pausa delle registrazioni di un documentario. In coda al filmato propongo un'intera sessione di registrazioni che Vittorio Sgarbi mi ha invitato a riprendere. Nelle immagini si possono scorgere i quadri del Giorgione esposti nella mostra Gli Occhi di Caravaggio. Ringrazio la disponibilità di Vittorio Sgarbi che mi ha concesso l'intervista pur stanchissimo a causa delle interminabili registrazioni che erano in corso per la realizzazione di un documentario sulla mostra.
del FEC, il Fondo Edifici di Culto. Così mi è venuto di chiedergli un’opera che non appartiene al museo di Capodimonte, benché lì sia ospitata, che viene dalla chiesa di San Domenico che è un bene degli Edifici di Culto a Napoli. E quindi ho pensato che senza le mille burocrazie e gelosie delle sovrintendenze sarebbe stato più facile avere un dipinto che benché depositi a Capodimonte era sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni. Il destino ha voluto che quel dipinto, pur molto più avanti della citata indagine della mostra, sia in una sala insieme ai dipinti di Antonio e Vincenzo Campi dove mostra in maniera assolutamente eloquente che Caravaggio, nel 1607, sia pure con una qualità formale più alta, dipinge ancora ricordando le opere viste - quindi ecco Gli occhi di Caravaggio - negli anni della sua formazione soprattutto a Milano e a Cremona dove ci sono appunto questi dipinti di Vincenzo e Antonio Campi che hanno in termini di chiaroscuri circa venti o trent’anni dopo. Sono la testimonianza di un’invenzione che Caravaggio accoglie, rigenera, ma che veniva da altrove, veniva da altri” Sabato 19 marzo sono andato alla mostra e non ho trovato la Medusa… Al suo posto c’era un cartello che notificava ai visitatori che l’opera non sarebbe stata esposta sino fino al 27 marzo per consentire urgenti interventi di restauro. Che succede alla Medusa? “Quello della Medusa è, ma proprio oggi l’ho risolto, un capriccio del proprietario che non se ne separa volentieri e quindi immagina che una volta prestato alla mostra possa anche talvolta tornare a dormire a casa. Secondo lo schema che i genitori indicavano ai figli qualche anno fa, quando dicevano: questa casa non è un albergo, il proprietario del dipinto, ha preso questa casa, dove il dipinto starà tre mesi e mezzo, come un albergo da qui prenderla e riconsegnarla a suo piacimento, gli ho spiegato che non lo può fare, nonostante che le vicende dell’opera diano qualche preoccupazione. Preoccupazioni non di tipo critico. L’opera è stata conosciuta come derivazione della Rotella con la Medusa degli Uffizi e tale l’ho considerata anche io. A questo punto però, nonostante questa, condizione l’opera è stata notificata (1) e quindi si è limitato al proprietario la possibilità di venderla all’estero. Quando è venuto da me gli ho detto che poteva fare due cose: o farla notificare dicendo che non è veramente di Caravaggio ma è soltanto a lui attribuita, e quindi che ha un valore molto inferiore a quello dichiarato, oppure, se vuole mantenere il valore, deve fortificare la convinzione che sia di Caravaggio. Siccome la qualità era buona, sono stati chiamati alcuni studiosi viventi fra cui anche il sottoscritto. Ognuno di noi ha espresso un parere positivo. La Medusa ha dei pentimenti e non è una derivazione da quella di Firenze, bensì è un opera nativa. Quindi è questa la prima delle due. Da questo punto di vista il proprietario ha scelto di mantenere la notifica avendo la certezza che è di Caravaggio. La cosa peggiore sarebbe stata una notifica per un opera incerta, un’opera incerta non può essere notificata e quindi si poteva chiedere l’annullamento della notifica. Un’opera invece certa può essere invece notificata e questo delimita la possibilità di commercio ma ne avvalora il significato e l’importanza storica. Questa seconda strada ha scelto il proprietario che però ogni tanto soffre la nostalgia dal dipinto e allora l’ha portata a casa qualche giorno fa” Lei sostiene che oggi ha risolto oggi il problema della Medusa, quindi i visitatori possono star tranquilli, il 27 marzo tornerà al Museo Diocesano? “No, l’ho risolto nel senso che la Medusa è tornata oggi (E’ tornata il 21 marzo ma è uscita nuovamente il 27 marzo. Il rientro della Medusa è incerto. N.d.r.) Sulla sua autenticità dell’opera esposta in mostra, fra l’altro, sono concordi con lei anche studiosi del calibro di Mina Gregori e Maurizio Marini. “Certamente”
Durante un suo intervento, lo scorso anno, ha affermato che Caravaggio aveva una visione un po’ comunista dell’arte per l’attitudine che aveva a mostrare nei suoi quadri i personaggi di strada. Eppure lei, a più riprese, e anche nel suo ultimo libro Viaggio sentimentale dell’Italia dei desideri, lo paragona ad Umberto Bossi. Ma a questo punto, mi scusi, poteva paragonarlo addirittura a Berlusconi, dal momento che il premier ha combinato qual cosina in più rispetto a Bossi? Il Premier è nato persino nello stesso giorno di Caravaggio, il 29 Settembre. “Si ma era solo per dire che Berlusconi era Berlusconi anche a Milano, mentre invece Bossi finche stava a Milano non era riconosciuto e quindi per affermarsi deve andare a Roma.Quindi è molto più logica la consonanza con Bossi al di la dei caratteri e degli umori perché entrambi si formano Milano e deflagrano a Roma. Mentre invece si era già largamente affermato a Milano” Chissà quante critiche da sinistra per questi accostamenti… “Ma non me ne sono accorto”Fra i quadri presenti in mostra diversi hanno avuto un percorso attributivo complesso, mi riferisco ad esempio ad opere del Giorgione. Ecco, tornando a Caravaggio, quale è il suo parere in merito a opere di attribuzione incerta come il Paolo V Borghese, ora in mostra a Roma? “Il Paolo V Borghese potrebbe essere autentico“ In mostra sono presenti molte opere dei fratelli Campi. Quale secondo lei il Campi che si avvicina maggiormente a Caravaggio. “La formazione di Caravaggio come dimostra questa mostra molto articolata, dal Giorgione al Tiziano al Savoldo e il Moretto e i fratelli Campi. Fra i Campi è sicuramente Antonio il pittore più vicino a Caravaggio” Nel video di presentazione della mostra, parlando del Riposo della fuga in Egitto, ha classificato come tipica bellezza lombarda la figura della Vergine che riposa insieme al Bambino. Che intende per bellezza lombarda? “Probabilmente mi riferivo alla consonanza fra quella figura ingenua e infantile della Vergine e la Lucia dei Promessi Sposi, cioè una bellezza lombarda intesa come umiltà, misura, autocontrollo, disciplina, tutte cose oggi completamente scomparse ma che possono ravvisarsi in temperamenti come questi” Nell’anno del quadricentenario ci si aspettava qualcosa di più da Milano. Anche la stessa mostra del Diocesano era prevista per lo scorso anno “Mah, la mostra di Milano non poteva essere che questa, poi i ritardi e la difficoltà nell’individuare una sede che avevano inizialmente fatto declinare la mostra a Brescia o a Cremona sono rientrati e quindi prima di stabilire rapporti con il Sindaco Moratti avevo ottenuto l’adesione del direttore Museo Diocesano Biscottini il quale, buon amico, aveva ritenuto che questa potesse essere anche la sede anche per le pale di altare oltre che per questi dipinti di genere. Il museo Diocesano era la sede alternativa a Palazzo Reale e abbiamo poi ritenuto di farla qui” Do per scontato che uno Sgarbi sia importante in Italia per la sua capacità di coinvolgere Ma secondo lei, non ci sarebbe bisogno di qualche “Sgarbi” in più nel nostro paese? “Beh ma il problema dell’arte è l’eccesso di creatività degli artisti e rispetto alla critica ormai all’allargamento di molti che hanno deciso di occuparsi di facoltà umanistiche di storia dell’arte molto più che un tempo. Che poi riescano a fare quello che ho fatto io e diventare come me richiede violare embarghi, richiede fare una quantità di cose che fanno parte della vitalità. Però che uno possa esprimere la sua vitalità, quella che ha, dentro l’arte, è una cosa auspicabile. Che poi, riesca a farlo come lo faccio io, e in tante direzioni, è una cosa che non so e non credo e neanche mi auguro… Però che alcuni possono farlo nell’ambito di una disciplina con distinzione e capacità altrettanto mi auguro perché così si può lavorare più serenamente e con gruppi di lavoro che hanno competenza e passione”
NOTE(1) La notifica di un'opera d'arte e' una procedura di ufficio della Sovrintendenza dei Beni Culturali per cui, un bene culturale di qualsiasi tipologia, venga riconosciuto come di grande valore storico-artistico e gli venga quindi notificata l'ingiunzione a non poter procedere all'espatrio del bene previa la vendita dello stesso al di fuori' dei confini territoriali dello stato.
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