Di Egizio Trombetta – 04.11.2011. Avrei voluto gridargli che gli voglio un gran bene, ogni volta che lo salutavo sentivo che mi sarebbe piaciuto stare ancora un po’ insieme a lui. Maurizio mi manca davvero,mi manca il suo affetto , la sua amicizia, i suoi consigli, le sue parole di conforto. Maurizio Marini era uomo che viveva le sua vita passionalmente e la stessa passione la metteva nella professione e nell’amicizia. Sapeva essere fraterno se occorreva, come fece con me in un momento di grossa difficoltà “non ti rammaricare – mi disse - le esperienze che hai vissuto sono dentro di te, fanno parte oramai del tuo bagaglio, nessuno potrà portartele via…”. Riuscì col suo tono affettuosoad alleviare parzialmente le mie sofferenze. Ci incontrammo l’ultima volta il 23 giugno del 2011, l’appuntamento era per le 18 circa, la nostra idea era quella di ricordare in tono informale Sir Denis Mahon, scomparso lo scorso 24 aprile. L’intervista me la rilasciò insieme a Federica Gasparrini, sua compagna di vita. Il 4 Novembre sarebbe stato il suo compleanno e quest’anno, per la prima volta da quando l’ho conosco, non posso inviargli un sms per gli auguri di rito.
Professor Marini, dottoressa Gasparrini, che ricordo avete di Sir Denis?Marini: “ Sir Denis, chiamato da me affettuosamente anche Dionigi, è legatissimo sia al paese di Bevagna, dove vive Federica (N.d.r. Gasparrini), anche per il fatto che sua moglie Orietta è di Foligno. Quindi fino a quando ha avuto l’autorizzazione a viaggiare è spesso stato nostro ospite, abbiamo dei bellissimi ricordi. Era un’amicizia affettuosa che andava oltre gli stessi interessi storico artistici. Amava tutto della cultura italiana, anche la cucina ovviamente. Quando apprendemmo la notizia della sua scomparsa eravamo appena usciti da un ristorante di Bevagna dove Sir Denis era solito accompagnarci. All’uscita fummo raggiunti dalla telefonata di Orietta in lacrime. E’ stata un’esperienza che non so definirla, è stato veramente un brutto colpo. Ne parlavo anche con
Orietta, Sir Denis è una di quelle persone che stanno li da centouno anni, quindi tu sei convinto che resteranno sempre li…è morto un maestro e quando muoiono i maestri lasciano il vuoto. Dovremo faticare per colmare il suo vuoto” Gasparrini: “Per me è stata un’esperienza eccezionale conoscerlo, anche perché quando studiavo sui suoi testi di Arte Barocca all’Università, non avrei mai immaginato di incontrarlo personalmente. Ho tanti ricordi, il primo quando è stato ospite a casa dei miei genitori a Bevagna che lui amava molto. In quell’occasioni gli regalai una pubblicazione che feci su Bevagna e i suoi artisti. Mai e poi mai avrei immaginato che l’avrebbe letto con tanta attenzione a tal punto di farmi delle domande nel dettaglio. Rimasi stupita della sua lucidità, sto parlando di un episodio del 2006” Quindi allora aveva 96 anni… Gasparrini: “Si in realtà in molti polemizzano sulle sue capacità intellettive degli ultimi anni. Ci possono essere stati degli
episodi di scarsa lucidità, come tutte le persone anziane, ma in realtà alternava dei momenti di grandissima lucidità a momenti in cui ricordava meglio le cose del passato e meno le cose dell’immediato presente” Marini: “Vorrei anche aggiungere che quando si è fatto dire, anche a livello di pubblicazione, asserendo che fossero sua opera, sono assolutamente false.I testi di Mahon erano scritti da lui personalmente e a mano. Quello che si è detto a mezzo stampa. Quello che si è fatto dire a mezzo stampa su attribuzioni a suo nome, firmandole Sir Denis Mahon, sono assolutamente false. Lo dico senza temere smentita. Se qualcuno si azzarda a farsi avanti io lo porto in tribunale”
Siamo però curiosi di conoscere qualche aneddoto riferito a questo uomo, apprezzato come esperto d’arte e anche per la sua grande umanità. Marini: “A Bevegna andavamo a mangiare spesso da Ottavius” Gasparrini: “Si era un ristorante di cucina tipica Umbra, la curiosità è che lui prendeva come antipasto il minestrone. Iniziava appunto con il minestrone e faceva un pasto completo, nonostante gli attacchi di asma che spesso lo costringevano ad interrompere il pasto. La signora che gestisce il ristorante chiudeva appositamente il locale per permetterci di far mangiare Sir Denis in tutta tranquillità fino ad oltre le 17. Così aveva il tempo di gustare tutti i piatti tipici”
Cosa gli piaceva oltre al minestrone? Gasparrini: “Ha mangiato di tutto, dalla trippa, agli gnocchi al sagrantino, filetto al sagrantino, filetto al pepe verde,tagliatelle al tartufo. Assaggiava di tutto e devo dire anche in quantità sorprendenti.Non riuscivo nemmeno io a mangiare quello che riusciva a mangiare lui”
E cosa beveva? Gasparrini:“beveva vino, categoricamente vino rosso e quando eravamo in Umbria soltanto vino rosso di Monte Falco oppure il Sagrantino con gli arrosti”
Aveva un amore per la vita straordinaria Marini: “Si” Gasparrini: “Tanto è vero che per i festeggiamentidel suo ultimo compleanno che appunto si sono tenuti alla National Gallery si è lamentato perché ha detto: che cosa orribile che son dovuto stare con voi in piedi Marini… e non attorno ad un bel tavolo”
Come si è svolta la giornata del suo ultimo compleanno lo scorso 8 novembre? Marini: “Quando si trovava a Roma, siccome il mio compleanno ricorre a pochi giorni dal suo, il 4 novembre, da buoni scorpioni avevamo l’abitudine di festeggiare il compleanno insieme. Questa volta che non poteva viaggiare siamo stati associati con grande onore a questo meeting alla National Gallery. E’ stata una giornata molto piacevole, c’erano dei vini italiani molto buoni , era una cena minimalista ma molto buona. Evidentemente Dionigi nonaveva gradito perché disse che se gli avrebbero ridato il permesso di viaggiare, quando veniamo a Roma o a Bevagna, dobbiamo fare una cena di quelle che si fanno seriamente. Probabilmente è stato probabilmente proprio l’amore per l’arte e per il cibo che lo tenevano in vita. In fondo sono due aspetti dell’arte, l’arte culinaria e l’arte pittorica”
Quando ha incontrato Sir Denis la prima volta? Marini: “Io e Sir Dennis ci siamo fatti la guerra non ricordo per quanti anni. A un certo punto, e debbo dire che lui è un gentiluomo, in occasione di un convegno intorno al 1997 o 1998 a palazzo Rospigliosi dove avevo partecipato anche io. Il convegno era sul collezionismo. Il giorno dopo ricevo una telefonata da parte di Orietta che mi dice che Sir Denis avrebbe il piacere di incontrarla e di averla a cena con se. Io gli chiesi se fosse sicura che stesse chiamando me su volontà di Sir Denis? Mi disse che l’appuntamento era per le otto di dopodomani a sera al Roof del Bernini Hotel. Inizialmente pensai che il motivo del suo invito fosse collegato in qualche modo al convegno appena conclusosi. La sera dell’appuntamento andai alla cena, mi aspettavo di trovare i convegnisti, invece c’era un pianista che suonava in penombra e c’era solo un tavolo apparecchiato, per noi. Capii che non era come pensavo e c’era un discorso da fare. Quando Orietta mi disse che due persone come noi non potevano essere su posizioni diverse perché il più delle volte siete sulle stesse posizioni. Ricordo che io dissi una delle frasi più viscide della mia vita: Sir Dennis, due gentiluomini possono essere avversari,nemici mai. Questa frase piacque molto e dal quel momento ci fu un amicizia debbo dire filiale, ma assolutamente impossibile da incrinare, soprattutto per il grande affetto che alla fine aveva rivelato un mondo a tutti e due”
E avete collaborato diverse volte insieme. Marini: “Si, certo, abbiamo collaborato molte volte insieme fino a diventare quasi un Ghostwriter.Però, ci tengo a dire, tutte le volte che ho stilato dei testi per Sir Denis, avevo la traccia su carta da parte sua. Quindi non possono essere mistificati come scritti da me.In realtà sono suoi ed io ho tutte le copie.Quando si fanno dire le cose a Mahon devono esistere i suoi scritti originali, se non esistono sono falsi. I scritti di Mahon sono sempre stati scritti a mano, con la matita” Gasparrini: “scritto a mano e in perfetto Italiano. Quando però gli facevano fare delle perizie su dipinti del Guercino e lui riteneva che non fosse una sua opera, allora scriveva rigorosamente in inglese”
Avete un aneddoto divertente da raccontarmi sul conto di Sir Denis? Marini: Le cose più piacevoli sono quelle legate alle serate conviviali, al raccontarci reciprocamente il gusto del collezionismo” Gasparrini: Ogni qual volta negli ultimi due anni telefonava e diceva: questa primavera voglio tornare a Bevagna, mi devi portare in quel ristorante. Lui risiedeva sempre da anni all’Hotel Brufagna a Perugia, poi dall’autista si faceva sempre accompagnare a Bevagna. Da quando il suo geriatra non gli ha più permesso di viaggiare gli regalammo una sciarpa di cashmere di colore beige e nell’etichetta c’era scritto Made in Bevagna” Marini: “E lui la esibiva come un trofeo. A Roma invece stava all’Hotel Senato.Un altro aneddoto, tu sai che la nostra casa è un nido d’api. Bene. Ogni volta che veniva su Dionigi saliva su e si faceva questa scalinata. Si parlava del collezionismo. Ecco, contrariamente a quanti hanno le idee poco chiare, il collezionismo nasce privato, quindi uno come Sir Denis che è andato a recuperare la pittura bolognese in tutti gli angoli e in tutti i rigattieri di Inghilterra e poi successivamente ne ha fatto omaggio a istituzioni pubbliche, non ultimo, la pinacoteca nazionale di Bologna”
Marini, lei si riferisce spesso a Sir Denis chiamandolo Dionigi. Marini: “Nacque da una mia traduzione ironica dove lo chiamai Dionigi magone. In realtà Dionigi era in realtà Dioniso. Il suo piacere di vivere, il suo sorriso, la sua umanità, ma anche la sua ironia, allegria. Era un uomo completo. Per noi era quasi una figura mitologica”Gasparrini:“si era creato un legame di profonda affezione. Quando è scomparso mio padre, mai e poi mai avrei creduto… mi mandò le condoglianze che porto gelosamente sempre con me. E quindi un personaggio così importante, veramente uno studioso emerito che ha queste accortezze nei confronti di un a giovane che inizia adesso, che cerca di aprirsi un varco nel mondo della storia dell’arte, mi ha commosso. Io non sono nessuno. La sua partecipazione a questo dolore l’ho avvertita con grande sincerità e con vera partecipazione”
Alcuni sostengono che ultimamente Sir Denis era stato un pochino largo di manica nei suoi giudizi. Marini: “Non è vero niente. Torno a ripetere, chi fa queste affermazioni. Le fa gratuitamente o perché è rimasta vittima di questi inganni che si sono perpetrati su suo nome oppure per dire quello è vecchio, quello è morto, non conta più. Questo non si può dire proprio perché lavorando con Dionigi fino agli ultimi giorni organizzando mostre, era sempre presente ben lucido”. Gasparrini: ci sono state però persone che hanno approfittato, indubbiamente, ma hanno approfittato non della sua mancanza di lucidità, ma della sua fiducia. Ci sono state persone molto vicine a lui che poi che hanno approfittato perché hanno proprio fatto leva sulla fiducia che aveva nei loro confronti e sono accaduti degli episodi spiacevoli, ma non dipesi direttamente da lui. Perizie battute a macchina, con l’intestazione scritta a mano e quindi di suo pugno e la firma idem ma con il solito sistema del copia e incolla fatte al computer”Marini: “non ci dimentichiamo che era un uomo molto attivo, fra l’altro è una persona che comincia come ufficiale della guarda britannica in India. In un secolo di vita ne ha viste, sentite, lette e fatte di cotte e di crude”
Ultima domanda, in tema di attribuzioni, è recente la vicenda del Sant Agostino. Il vostro pensiero in merito? Marini: “In un’intervista all’Ansa dissi, se quel quadro è di Caravaggio io sono Gesù Bambino. Quel quadro è impossibile che sia di Caravaggio perché manca, uso un termine brutale, la stigmata di Caravaggio. Il segno, la traccia. Può essere anche un quadro sciupato, ma per quanto sia sciupato, l’imprinting di un pensiero come quello di Caravaggio resta. Se parliamo dei quadri del periodo siciliano, due terzi sono distrutti. Questo è un quadro intatto di cui di Caravaggio non c’è nemmeno l’idea. E’ un bel quadro, intendiamoci. Gasparrini: Caravaggio è più capzioso rispetto a questo impaginato così banale. Non sempre si può dar retta ad un documento di inventario di una data così tarda, cioè 1638, considerando che Carvaggio è morto nel 1610 e in questi inventari postumi spesso troviamo attribuzioni al Caravaggio, si tendeva ad attribuire al Caravaggio cose che assolutamente non c’entravano”Marini: Il pittore è Bartolomeo Cavarozzi e di questo ne sono sicuro al 99%. Gasparrini: “al di la dell’inventario Giustiniani c’è anche un cambiamento di gusto a quella data li. Quindi tutti questi inventari più avanti, nel ‘600 inoltrato, tendono a mettere sotto uno stesso nome quadri che si rassomigliano in quanto a gusto, ma non c’è nulla a livello concettuale ne poi stilistico del Caravaggio.Marini: la sua tecnica può anche essere imitata, ma certamente non il suo pensiero”