La Kabbalah è per tutti? di Egizio Trombetta - 20.03.2012. Il Disegno Segreto – Il messaggio della Kabbalah nell'arte in Italia – è l’ultimo libro di Roy Doliner, un altro “ponte” eretto dallo scrittore ebreo americano con lo scopo di unire idealmente ebraismo e cattolicesimo. Questo post si propone di innescare un dibattito. La Kabbalah è per tutti? Secondo Roy Doliner no. Ma non tutti la pensano allo stesso modo... Pubblicato su l'Unità
soffermato sull’intervista che mi rilasciò circa due anni fa lo stesso Doliner in occasione dell’uscita del suo libro dedicato a Caravaggio. Ebbene, anche nel suo ultimo libro non cambia di una virgola la sua posizione: prima di accedere alla Kabbalah bisognerebbe studiare altro. Per chi fosse interessato, alla fine di questo post, riporto alcuni stralci di quanto scrive l’autore circa queste ultime considerazioni. Per tentare di offrire un’idea su cosa sia la Kabbalah inizio a dire che non ho intenzioni di scopiazzare Wikipedia, tutti sono in grado fare una ricerca su Google con i propri mezzi. Potrei però affermare, per quelle che sono le mie convinzioni, che la definizione di Kabbalah non può ridursi semplicemente a “mistica ebraica”, o “esoterismo”, oppure a “saggezza”, come spesso si ha l’abitudine di fare. Mi sento in sintonia su quanto afferma Gershom Scholem in uno dei suoi libri: “la Kabbalah è una collezione di dottrine…” fra cui: misticismo, esoterismo, saggezza, ma anche astrologia, astronomia, numerologia (gematria) e altro ancora. Sebbene ci siano nuove tendenze che spingano ad identificarla principalmente come fonte di saggezza, è bene non perdere di vista tutto ciò che effettivamente la Kabbalah comprende. In passato, tanto per fare un esempio, un gran numero di persone identificavano la Cabala come una specie di scienza statistica. Altri ancora ne hanno sentirono parlare per la prima volta quando appresero che una celebre signora che porta il nome di Veronica Ciccone, meglio nota come Madonna, la popstar, decise di abbracciarla e successivamente di testimoniarla. A quanto si dice sembra che le prime scuole di Kabbalah furono osteggiate e perseguitate persino con la violenza. Ma perché? “Si stava tentando dire qualcosa al mondo che fino a quel momento nessuno aveva osato…”, è questa la testimonianza del Rav Berg, il fondatore di una delle scuole Kabbalah attive al momento nel panorama internazionale. Certo è che queste righe non mi aiuteranno a guadagnarmi la stima dell’amico Doliner, né tantomeno conquistarmi i ringraziamenti dalle varie scuole di Kabbalah. Il desiderio di Comprensione mi spinge di innescare un dibattito, generare domande e rimanere in attesa di risposte credibili. Che volete farci, sono uno scriba "sovversivo", io, poco incline a ruffianerie gratuite. E’ la mia inclinazione naturale. Riepilogando, abbiamo due opposte “fazioni”: i conservatori da una parte e i progressisti dall’altra. I conservatori dicono: “no, per studiare Kabbalah bisogna digerire per anni Torah, Mishnah, Midrash, Talmud e poi, probabilmente, puoi provare ad accostarti alla Kabbalah”. I progressisti invece affermano: no no, è esattamente il contrario, si dovrebbe iniziare dallo Zohar, e dunque con la Kabbalah, per meglio comprendere sia la Torah che tutto il resto. E poi rilanciano: la saggezza della Kabbalah può essere insegnata anche ad un bambino. Ecco quanto è scritto sul sito newyorkese del Kabbalah Center: Rav Shimon stated that there would come a day when even a six-year-old child will delve into the spiritual wisdom of Kabbalah. But until that time arrives, the original manuscripts of the Zohar must remain concealed. They were then hidden away for centuries. Il Rav Shimon bar Yochai fu un famoso saggio del 1° d.c. a lui si attribuisce lo Zohar. Fin adesso queste polemiche sono andate avanti a distanza, senza un contraddittorio, almeno in mia saputa. Chi dice una cosa, chi dice l’altra, ma mai un confronto diretto. Sarebbe affascinante e costruttivo osservare queste due opposte fazioni discutere animatamente fra loro. Sapete un confronto stile Prodi contro Berlusconi del 2006. Probabilmente sarebbe un incontro che terminerebbe senza nessun un vincitore, ma sarebbe un match appassionante. I progressisti probabilmente accuserebbero i conservatori di non essere di manica larga a riguardo della diffusione di un sapere che dovrebbe essere di pubblico dominio e alla portata di tutti. I conservatori punterebbero probabilmente il dito sugli interessi economici: in tanti non hanno mandato giù il fatto che chi insegna Kabbalah genera ricavi, seppur limitati, destinati principalmente all’esistenza stessa dei centri di Kabbalah. Un pomeriggio, nel corso di una passeggiata fra le strade del ghetto romano entrai in una libreria e iniziai a parlare con una delle commesse. La mia interlocutrice, rispose con molta sincerità alle mie domande, secondo il suo parere un certo tipo di libri, che si vanterebbero di divulgare la Kabbalah, sono indubbiamente dei testi i che “fa bene” leggerli, ma che con la dottrina Kabbalistica avrebbero poco a che fare… Tali libri, sempre a suo dire, sarebbero pregni di “effetti speciali” e destinati principalmente a menti assetate di appagamento psicologico. Quando però gli domandai se lei studiasse o meno Kabbalah lei mi rispose “no no, io studio settimanalmente Torah e Talmud”. Dunque quali basi aveva quella signora per rispondere con cognizione di causa alle mie domande? Ma consapevolezza e conoscenza non manca di certo a Doliner, che indubbiamente merita di essere ascoltato. E sebbene questo mio desiderio suonerebbe un po’ come una provocazione, sarebbe bello vederlo schierato nella tribunetta, in mezzo al gruppetto dei conservatori che si scaldano nell’obiettare le tesi di coloro che vorrebbero invece insegnare Kabbalah persino ai bimbi. Per concludere, un ultimo pensiero sul libro che ha fatto da “assist” alle mie argomentazioni. Se sul Venerdì di Repubblica Sergio Risaliti ha scritto: “trecento pagine d’esemplare chiarezza”, io rilancio e dico che un libro di Doliner non termina in sole trecento pagine, ma va oltre, il desiderio di conoscenza che riesce di stimolare in ogni suo lettore rimane per sempre.
Di seguito uno stralcio tratto dal libro “Il Disegno Segreto – Il Messaggio della Kabbalah nell’arte in Italia” Per avere un’idea più chiara di cosa sia la Kabbalah, chiariamo per prima cosa ciò che non è. La Kabbalah non è una cosa per tutti. Non è adatta, in primo luogo, alle persone antireligiose, dalla mente chiusa, rigide e prive di intelligenza. Non è una religione a se stante. Non è un passatempo da praticare di tanto in tanto. Non è un accessorio per le conversazioni salottiere, un metodo per dimagrire, un sistema per far carriera. Non è un singolo libro intitolato Kabbalah che si può leggere una volta per tutte. Non è qualcosa in cui ci si possa immergere senza anni di preparazione e basi assolutamente solide nella Torah, nella Bibbia e nel Talmud. Sento continuamente persone che vorrebbero “imparare un po’ di Kabbalah”. Quando rispondo loro che prima devono prendere confidenza con gli argomenti di cui sopra, scuotono il capo e obiettano:<<No, quello che mi interessa è la Kabbalah>>. E’ come se uno volesse una piscina sul tetto, senza però costruirci sotto una casa. La Kabbalah non è una forma di magia o di pronostico, non assicura il successo materiale, una vita felice i denti più bianchi. Non è neanche qualcosa che si possa comprendere facilmente ascoltando qualche conferenza o leggendo un libro. Credereste ad un conferenziere che promette:<<Neurochirurgia per stupidi in cinque semplici passi>>?
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