Valzer delle emozioni

Di Rita Ferraro – ...mi piace immaginare la danza come un filo di un telaio che, con l’aiuto di mani esperte, si riunisce in un intreccio, creando una trama e trovando un senso al proprio esserci “qui ed ora”, con se stessi, con la propria storia, la propria unicità. Il video propone un'esibizione dei maestri di valzer ottocentesco Armando Ciaccia e Susanna Serafini. (video youtube all'interno o a questo link)

 04.07.2016. La vita è vista dai Romantici come un fluire continuo, per cui nulla può placare il desiderio d’infinito che promana dall’animo umano. In particolare la ragione, così esaltata dagli illuministi e dalla cultura del Settecento, non esaurisce la complessità della natura umana che si esprime anche attraverso il sentimento, la fantasia, l’immaginazione, le passioni, l’emotività. L’inquietudine che ne deriva determina una nuova visione della realtà e della vita umana. I Romantici hanno la consapevolezza dell’esistenza di una nuova sensibilità e di un nuovo orientamento nell’arte: la vita è un desiderio d’infinito e crea un appassionante percorso in cui ad ogni passo emerge, potente, un’indomita passione per l’umano. L’esaltazione Romantica della libera e spontanea creatività indirizza il genio artistico

a esprimersi in assoluta libertà e la danza, linguaggio libero dell’anima, rappresenta la bellezza che fa vibrare le emozioni. L’800 fu il secolo del valzer, della mazurka e della polka. Il valzer portò una vera e propria rivoluzione nella cultura dei popoli: esso attraversò tutti gli strati sociali e, dovunque, conquistò con la stessa forza i ceti più umili e le classi aristocratiche. Esso era entrato a far parte delle abitudini del popolo: si sentiva il bisogno di balli popolari forti, capaci di esprimere le passioni, le emozioni, i giochi dell’amore. Il valzer riportava l’estasi, l’ebbrezza, il rapimento. Tecnicamente non presentava alcuna differenza d’esecuzione per uomini e donne, poiché quel che contava non era l’emergere della differenza sessuale, ma la fusione dell’uomo e della donna nella coppia. L’uomo e la donna nel valzer si fondono in un unico movimento per poter effettuare la rotazione e acquistare la velocità desiderata, ma spetta sempre al cavaliere l’onere del condurre. Il valzer si affermò a Vienna all’inizio del secolo XIX con Johann Strauss padre ma il periodo di massimo splendore come ballo si ebbe con Strauss figlio. Questi, da grande artista qual era, si propose di adattare la musica del valzer ai valori mondani del suo tempo. Fu presente sporadicamente nelle opere dei grandi compositori del classicismo viennese Haydn e Ludwig van Beethoven e si impose in ambito colto all’inizio del XIX secolo, grazie a Johan Nepomuk Hummel e a Carl Maria von Weber. In Francia diventò una forma classica, pianistica e sinfonica, grazie a Hector Berlioz e Fryderik Chopin. In Russia fu impiegato correttamente da Cajkovskij, in particolare nei balletti.

 

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