Caro Rav le scrivo...

 

Di Egizio Trombetta – Lettera aperta diretta a Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

18.10.2016. Caro Rav, dopo tanto tempo torno a scriverle e questa volta lo faccio pubblicamente. Chiaramente le invierò il link di questa pagina anche tramite mail perché è da escludere a lei capiti di visitare il mio blog intenzionalmente. Non so se possa definirsi “intervista” quel semplice scambio di informazioni che c’è stato fra noi, ma intanto le posso confidare che quell’incontro per me era del tutto inatteso. Da tempo avevo sperato di

 incontrarla, da sempre la seguo con ammirazione nei suoi interventi televisivi. E da sempre mi sono chiesto come poteva essere diversa la mia vita se avessi avuto l’opportunità di ascoltare (e soprattutto mettere in pratica) i suoi insegnamenti. Avevo richiesto di poter parlare con un biblista alla segreteria del Collegio Rabbinico e con mia grande sorpresa mi fu riferito che era addirittura lei ad essere disposto a parlare con me!!! Ero molto emozionato e lo si vedeva, nonostante tutto riuscì a chiederle quel che desideravo. Come le dissi in seguito, riportai successivamente le sue risposte a Mauro Biglino. Al di là di questi dettagli poco importanti, la cosa che ci terrei a farle notare è che farle quel tipo di domande mi costò parecchio nei i giorni a venire. Alla vigilia del nostro incontro, ero francamente consapevole del prezzo che avrei dovuto “pagare”, ma oramai non potevo e non volevo più tirarmi indietro. Essermi attirato contro il malumore di tante persone della comunità ebraica romana mi provocò grande dispiacere. In quel periodo, fra l’altro, avevo pìù amici ebrei che cattolici. Alcuni di loro erano i miei migliori

rav Disegni e Biglino amici e confidenti. Uno su tutti, il mio caro amico Roy. Per lungo tempo mi sono chiesto se fargli quelle domande a riguardo della Torah, in quella modalità, abbia tradito la sua fiducia, la loro fiducia. In minima parte mi conforta sapere che altri amici ebrei mi invitarono invece ad andare avanti con quel tipo di lavoro. “Ma perché lo hai fatto?” mi domandò con una certa durezza lo scorso luglio la mia amica Paola.  Poi ho pensato che proprio i miei amici ebrei mi insegnarono quanto fosse importante andare a fondo alle problematiche, avere dubbi, chiedere, confrontarsi, non aver timore di andar controcorrente, purché lo scopo sia costruttivo e non distruttivo. E sono sincero con lei caro Rav Di Segni, io spero ancora che in un futuro, non so

quanto vicino o lontano ci possa essere finalmente un confronto fra lei e Mauro Biglino! Ho ripensato alla nostra mini “intervista” proprio di recente. In questo periodo nella mia vita mi è capitato un caso analogo, ho scelto di affrontare con molta franchezza e determinazione alcune situazioni, dal mio punto di vista poco chiare, con una persona, Susanna, con cui ho prevalentemente un rapporto di tipo professionale. Questo mio atteggiamento, in certi casi portato avanti in una modalità non adeguata, mi ha procurato molte perdite, bruciori di stomaco e molti interrogativi sul mio futuro. Ho sentito l'esigenza, anche in questo caso, di andare controcorrente. E mi sono anche chiesto, ma perché sono spinto da tanta veemenza nel ricercare la “verità”? Per il solo desiderio di vederci chiaro o anche per soddisfare il mio ego?

La saluto e le auguro ogni bene.

Egizio Trombetta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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