A Lisa Di Egizio Trombetta – Sai Lisa, mi scoccia non poterti fare gli auguri personalmente quest'anno... 30.11.2016. Era il 13 maggio del 2012, ore 15 circa, incontrai Lisa per la prima volta. Dopo qualche minuto di conversazione Lisa sentì l’urgenza di mettere le cose in chiaro: “sono atea”. Come tutti i segni di fuoco Lisa era una persona generosa. Era anche genuina, trasparente, irruente. E proprio con un pizzico di irruenza che durante il nostro primo incontro continuò ad esternare le sue opinioni, a farmi le sue domande: “ma secondo te si può studiare Cabala se non si crede in Dio?”. Lisa può essere riassunta in queste poche righe. E’ evidente che gli stessi dicendo come mi sarei comportato io. Se avessi sentito qualcosa di speciale per lei, dal punto di vista sentimentale intendo, la sua malattia non avrebbe costituito certamente un ostacolo per me, anzi. Ricordo di non esser stato in grado di convincerla. Lisa era tosta, autentica, ne ero consapevole e sapevo che a lei non potevano bastare semplici parole di conforto. Con lei bisognare sfoderare tutta la propria autenticità, altrimenti se ne accorgeva. Lisa sapeva che doveva fare altrettanto con me, anche a costo di risultare scortese. A distanza di tempo, rivaluto alcune sue “bacchettate” che al tempo, in quell’autunno del 2012, mi infastidirono non poco. Risultai involontariamente convincente invece, purtroppo, quando gli raccontai alcuni dettagli in merito ad alcune interviste che stavo preparando. Non seppi nascondere tutta la mia amarezza nel constatare quanto fossero convincenti le tesi di uno studioso di nome Mauro Biglino… a riguardo della Bibbia. Anzi, le consigliai di non approfondire: ”lascia perdere” – gli dissi – “non ti farà bene, come non ha fatto bene a me, preferisco che tu non approfondisca…”. Ma Lisa evidentemente fiutò che dietro quelle mie parole c’era qualcosa di intrigante, c’era “cibo” per quella sua intellettualità assai vivace. Seppi successivamente che andò a fondo alla cosa, un giorno mi disse: ”sarei curiosa di sapere l’opinione dei nostri insegnanti di Kabbalah”. Gli risposi che quello sarebbe stato anche il mio desiderio, ma difficilmente realizzabile. Nel gruppo di studio di cui facevamo parte ho avuto un rapporto vero solo con tre persone e Lisa ci era dentro. Ci confidavamo ogni cosa. Almeno, io posso esser certo di me, gli dicevo: “se sei interessata a sapere di più su qualcosa in particolare su di me, tu domanda e vedrai che ti rispondo”. Mi rendo conto ora che non avevo segreti per lei, vicende personali, professionali, sentimentali, gli dicevo tutto, ma proprio tutto. Sentivo la sua vicinanza quando mi capitava di raccontargli qualche mia esperienza difficile, la stessa vicinanza che, spero, sia riuscito a trasmettergli quando la situazione lo richiedeva. Si sentiva persa quando quel pomeriggio, durante una passeggiata al parco di Villa Pamphilj alcuni suoi discorsi la portarono a ricordare un episodio amaro. Mi raccontò quanto gli disse una pseudo persona spirituale: “evidentemente tu Lisa, non hai lavorato nel modo corretto dal punto di vista spirituale! Vedi, l’altra persona, che conosciamo, ora sta molto meglio e tu invece no”. Non mi rivelò l’identità di quella persona, ma poco importa, avrei certamente sentito il desiderio di fargli i miei “complimenti vivissimi”. Ma come si fa? COME CAVOLO SI FA’??? “Egizio, quella gente” – mi confidava Lisa - “crede di farti sentire la sua vicinanza, pensa di aiutarti…ma poi ti fanno la lezioncina… fanno i maestrini…”. E già… Lisa, la vicinanza è ben altro. La nostra società genera questo tipo di realtà, è impensabile trovare situazioni diverse all’interno di un ambiente cosiddetto “protetto”. Molto spesso, anziché trovare della condivisione autentica, vicinanza e amicizia si trova (o trovava) un continuo ostentare, una gara a chi tira più forte: “io ho comprato quel determinato libro…”, “io mi sono iscritta a quel determinato evento…”, “io ho fatto meditazione per tutta la notte…”, era una rincorsa continua… per dimostrare agli altri, e forse a se stessi, di “stare sul pezzo”. Lisa Urbano era orgogliosa del suo lavoro, era una brava scenografa. Nel 2015 curò la scenografia di un film-tv per la Rai, “Con il Sole negli occhi”, regista Pupi Avati. Questa Luce che aveva in aveva in campo professionale la faceva star bene. Recentemente, parlando con una persona della sua famiglia, mi si metteva in evidenza quanto Lisa fosse speciale… Per me non lo era affatto. Lisa non era speciale, era normalissima. In un mondo popolato da burattini e pupazzi l’autenticità in una persona salta subito all’occhio e chi è normale, appunto, viene considerato: “speciale!”. Si va al rovescio. Ti mando un bacio Lisa!
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